mercoledì 18 marzo 2020

Dio è vicino a noi. E noi siamo vicini a Dio? #OraEtLabora #MiserereNobis

Mosè parlò al popolo e disse:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?
Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli».

Deuteronomio 4:1.5-9

La prima lettura del giorno. Commentandola, durante la Messa a Santa Marta, Papa Francesco si è concentrato su questo concetto di un Dio che non lascia agli uomini la Legge, e poi se ne va, aspettando semplicemente di giudicarli alla fine dei tempi, ma si fa prossimo, resta vicino. Prima con la colonna di nube, con il fuoco, con gli angeli, con i profeti. Fino alla vicinanza somma, all'Incarnazione, al farsi uomo uguale a noi in tutto eccetto che il peccato.
Da qui a noi deriva il compito di farci prossimo, di considerarci uno il prossimo dell'altro. Si è fermato qui il Papa.

Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.

In preghiera io mi sono chiesto: e noi, siamo prossimi all'altro? Ma soprattutto, siamo prossimi a Dio? Lo cerchiamo, lo invochiamo, ne rispettiamo le leggi, i comandi che ci ha donato e che ci ha chiesto di amare sopra ogni cosa, di trasmettere a figli e nipoti, di generazione in generazione?

Il Vangelo letto oggi (Matteo 5:17-19) è più che mai chiaro a riguardo:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Sono parole di Dio, di Cristo, del Figlio, non nostre. In esse è la pienezza della legge. Bene le interpreterà Paolo. Non basta farsi prossimo degli uomini, non basta nemmeno darsi da bruciare per il prossimo umano, dare da bruciare i propri corpi per i poveri delle cose materiali. Se rimani lontano da Dio, se non hai la carità dice Paolo, se non sei prossimo di Dio, amandolo prima di ogni cosa, amando i suoi comandi prima di qualsiasi precetto umano, non sarai salvato.

Leggo e sento tanta gente, anche in questi tempi di pandemia, di coronavirus, che dice che non ci salva Dio, che le preghiere non salvano nessuno, che ci salverà la scienza, la dedizione di medici o infermieri. Che ridicola illusione. La dedizione di medici ed infermieri, il mettere la vita degli altri avanti alla loro, da chi viene se non da Dio? Nel caso gli venisse solo dal loro amor proprio, di sicuro non li salverebbe, anzi...

In questi giorni, io mi faccio prossimo degli altri uomini, rispetto le prescrizioni, evito ogni occasione di contagio, resto a casa, esco solo a fare la spesa per casa o per gli anziani di cui ci prendiamo cura in famiglia, che rischiano di più. Ma fido solo in Dio! Non ripongo la mia speranza negli uomini. Mi faccio prossimo agli altri, anche ai nostri governanti (di cui ho assai poca stima in verità), rispettandone le indicazioni. Ma fido solo in Dio. Solo in Dio è la mia speranza.

Del resto, se non sarà il coronavirus, sarà qualcos'altro a porre fine alla mia esistenza. E la mia preoccupazione è solo che, quando questo momento verrà, per me o per chi mi è più caro e vicino, e per tutti, la mia preoccupazione è che io o chiunque sia trovato vicino a Dio.

Perché se non obbediamo prima di tutto a Lui, se non rispettiamo anche gli iota della sua legge, a nulla ci varrà la vicinanza al prossimo, il rispetto delle leggi umane, che quasi sempre, da tutto sono dettate fuorché dall'amore.

Amen.

Crocifisso nella cappella di Santa Marta in Vaticano

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