martedì 28 gennaio 2020

Il Vangelo, la preghiera silenziosa ed il triplice segno #OraEtLabora #Maranathà


Purifica il mio cuore e le mie labbra, Dio onnipotente, 
perché possa annunziare degnamente il tuo Vangelo


Sono le parole della preghiera che recito, in silenzio, ogni volta che vengo incaricato della lettura del Vangelo durante il culto, durante la Messa. Chinando il capo, in segno della mia decisione di sottomettere al Vangelo tutta la mia vita.

Poi traccio il segno di Croce, prima sul libro, poi, triplice, in ordine, sulla fronte, sulle labbra, sul cuore, a significare che quel Vangelo deve ispirare ogni mio pensiero (fronte), ogni mia parola (labbra), ogni mio sentimento (cuore).

Che tutto ciò che compio e intendo compiere lo faccio nel nome del Padre da cui tutto proviene (fronte), fidando solo e soltanto nel Verbo del Figlio (labbra) e lasciando che il mio animo sia ricolmo del Suo Santo Spirito (cuore).

Dopo la lettura bacio il Figlio, baciando il libro dei Vangeli, chinando tutto il corpo oltre che il capo, rinnovando la mia scelta di servire Dio con tutto me stesso, promettendo di obbedire alla Sua Parola, ringraziando Dio per il perdono dei peccati che riceviamo per la sola Sua grazia.

La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati.


sabato 11 gennaio 2020

Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava #OraEtLabora

Mentre egli si trovava in una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra, il quale, veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». Ed egli, stesa la mano, lo toccò, dicendo: «Lo voglio, sii purificato». E subito la lebbra sparì da lui. 

Poi Gesù gli comandò di non dirlo a nessuno. «Ma va’», gli disse, «mòstrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha prescritto; e ciò serva loro di testimonianza». 

Però la fama di lui si spandeva sempre più; e grandi folle si radunavano per udirlo ed essere guarite dalle loro infermità. 

Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.

Vangelo secondo Luca 5:12-16




I miracoli li opera la fede. Il lebbroso guarisce per la sua fede, perchè dice con fede al Signore Gesù: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». Ma il miracolo non è lo scopo della venuta del Cristo! Lo scopo della venuta del Cristo è provocare la conversione degli uomini, convincerli a tornare al Padre, convincerli che sono figli nel Figlio e, se credono in Lui come il Figlio crede in Lui, possono essere salvati. 

Gesù non predica il Vangelo del miracolo, o il Vangelo della prosperità! Gesù predica il Vangelo del Padre, del ritorno al Padre, al Padre misericordioso della parabola. 

Perciò Gesù rifugge dagli osanna delle folle, e quando le folle lo inseguono, lo cercano, per essere guarite dalle loro personali infermità, per avere il miracolo a loro volta, Egli cosa fa? Si ritira in luoghi deserti, e prega. 

Oggi gli avrebbero dato dell'egoista, nei casi migliori, lo avrebbero accusato di introversione e solipsismo, oppure di essere un falso profeta. E, ne sono certo, avrebbero gridato "Crocifiggilo", come le folle (piene di miracolati, si badi), di allora gridarono "Crocifiggilo". Chissà quanti ce ne erano che avevano mangiato di quei pani e di quei pesci miracolosi, che gridavano "Crocifiggilo". Mentre i Dodici che gli avevano promesso fedeltà fuggivano e il "principe" dei Dodici negava addirittura per tre volte di conoscerLo. 

Stesse molto attento chi si proclama "successore di Pietro". Ci vuole così poco a finire apostrofato come "Satana!", a pensare e ad agire "non secondo Dio ma secondo gli uomini"... 

Stiamo molti attenti noi, cristiani di ogni confessione, a pensare che siano le nostre azioni sociali, le nostre opere, a salvarci. Quasi quasi oggi sono proprie le chiese riformate storiche, almeno qui in Italia, quelle che in passato si ispiravano al Sola Gratia che fidano più nelle opere che riescono a realizzare con l'otto per mille o i denari dei loro (sempre meno) fedeli ad avere il primato in questa degenerazione della fede. Il miracolo sociale (che non c'è, nè mai ci sarà, perchè noi non siamo Dio!) al posto del primato della Croce. 

 Si radunavano per udirlo ed essere guarite dalle loro infermità. 
Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.

Orrore, mancava di solidarietà; avrebbe dovuto invece riempire quella montagna, quella collina, quello spiazzo, quella basilica, quel tempio e guarire tutti, e fare vedere che Lui poteva tutto... 

Possibile che tanti credenti non lo capiscano?
Possibile mi chiedo?
Che se Gesù si fosse comportato così avrebbe fatto quello che gli consigliava di fare il demonio, il diavolo, Satana, nel deserto, all'inizio del suo ministero? Trasforma queste pietre in pane, e tutti ti ameranno. Gettati dalla rupe, plana salvo a terra e tutti ti adoreranno...

Invece Gesù che fa? Lascia lì i malati, a morire delle loro malattie; lascia gli zoppi a zoppicare e i ciechi a non vedere, e va nel deserto (di nuovo il deserto, vorrà dire qualcosa, o no?) e prega. 
Prega, prega, prega il Padre, Padre Suo e Padre nostro, nostro!, se solo gli dessimo un briciolo della nostra fede! 

Il miracolo è un segno. Ma se credi nel miracolo, in verità non credi a nulla. E' nella Croce che occorre credere. Nel miracolo dei miracoli. Nella morte che si fa vita. che va oltre la vita terrena. Lazzaro è addirittura risorto dai morti, ma poi è morto di nuovo! Speriamo stavolta con una fede in Dio che andava oltre la vita terrena. O sarebbe morto, risorto, e poi di nuovo morto invano.

Cresciamo nella fede, preghiamo, preghiamo, preghiamo, che non accada lo stesso anche a noi.

lunedì 6 gennaio 2020

Adorare Gesù: un gesto d'amore che cambia la vita. Davvero. #OraEtLabora

All’inizio dell’anno riscopriamo l’adorazione come esigenza della fede. Se sapremo inginocchiarci davanti a Gesù, vinceremo la tentazione di tirare dritto ognuno per la sua strada. Adorare, infatti, è compiere un esodo dalla schiavitù più grande, quella di sé stessi. 
Adorare è mettere il Signore al centro per non essere più centrati su noi stessi.
È dare il giusto ordine alle cose, lasciando a Dio il primo posto.
Adorare è mettere i piani di Dio prima del mio tempo, dei miei diritti, dei miei spazi.
È accogliere l’insegnamento della Scrittura: «Il Signore, Dio tuo, adorerai» (Mt 4,10). Dio tuo: adorare è sentire di appartenersi a vicenda con Dio. È dargli del “tu” nell’intimità, è portargli la vita permettendo a Lui di entrare nelle nostre vite. È far discendere la sua consolazione sul mondo. Adorare è scoprire che per pregare basta dire: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28), e lasciarci pervadere dalla sua tenerezza.

Adorare è incontrare Gesù senza la lista delle richieste, ma con l’unica richiesta di stare con Lui. È scoprire che la gioia e la pace crescono con la lode e il rendimento di grazie. Quando adoriamo permettiamo a Gesù di guarirci e cambiarci. Adorando diamo al Signore la possibilità di trasformarci col suo amore, di illuminare le nostre oscurità, di darci forza nella debolezza e coraggio nelle prove.
Adorare è andare all’essenziale: è la via per disintossicarsi da tante cose inutili, da dipendenze che anestetizzano il cuore e intontiscono la mente. Adorando, infatti, si impara a rifiutare quello che non va adorato: il dio denaro, il dio consumo, il dio piacere, il dio successo, il nostro io eretto a dio. Adorare è farsi piccoli al cospetto dell’Altissimo, per scoprire davanti a Lui che la grandezza della vita non consiste nell’avere, ma nell’amare.
Adorare è riscoprirci fratelli e sorelle davanti al mistero dell’amore che supera ogni distanza: è attingere il bene alla sorgente, è trovare nel Dio vicino il coraggio di avvicinare gli altri.
Adorare è saper tacere davanti al Verbo divino, per imparare a dire parole che non feriscono, ma consolano.

Adorare è un gesto d’amore che cambia la vita. 
È fare come i Magi: è portare al Signore l’oro, per dirgli che niente è più prezioso di Lui; è offrirgli l’incenso, per dirgli che solo con Lui la nostra vita si eleva verso l’alto; è presentargli la mirra, con cui si ungevano i corpi feriti e straziati, per promettere a Gesù di soccorrere il nostro prossimo emarginato e sofferente, perché lì c’è Lui. Di solito noi sappiamo pregare – chiediamo, ringraziamo il Signore –, ma la Chiesa deve andare ancora più avanti con la preghiera di adorazione, dobbiamo crescere nell’adorazione. È una saggezza che dobbiamo imparare ogni giorno. Pregare adorando: la preghiera di adorazione.

Cari fratelli e sorelle, oggi ciascuno di noi può chiedersi: “Sono un cristiano adoratore?”. Tanti cristiani che pregano non sanno adorare. Facciamoci questa domanda. Troviamo tempi per l’adorazione nelle nostre giornate e creiamo spazi per l’adorazione nelle nostre comunità. Sta a noi, come Chiesa, mettere in pratica le parole che abbiamo pregato oggi al Salmo: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Adorando, scopriremo anche noi, come i Magi, il senso del nostro cammino. E, come i Magi, proveremo «una gioia grandissima» (Mt 2,10).

(Papa Francesco, Omelia per l'Epifania)


Non desidero che te! #OraEtLabora #StudioBiblicoQuotidiano

Quando il mio cuore era amareggiato e io mi sentivo trafitto internamente, ero insensato e senza intelligenza; io ero di fronte a te come una bestia. 

Ma pure, io resto sempre con te; tu mi hai preso per la mano destra; mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. 

Chi ho io in cielo fuori di te? 
E sulla terra non desidero che te. 

La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. 
Poiché, ecco, quelli che si allontanano da te periranno; tu distruggi chiunque ti tradisce e ti abbandona. 

Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore Dio il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue.

Salmi 73:21-28



domenica 5 gennaio 2020

Le sapienze umane chinino il capo! #OraEtLabora #VeniteAdoriamo

Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all’epoca del re Erode. 

Dei magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo». 

Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele” ». 

Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s’informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; e, mandandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch’io vada ad adorarlo». 

Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov’era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. 
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. 

Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un’altra via.

Vangelo secondo Matteo 2:1-12



Le chiese cristiane ricordano oggi l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, il suo rivelarsi al mondo attraverso l'Incarnazione. In particolare alcune chiese oggi, 6 gennaio, ricordano l'Adorazione dei Magi.

Tre sapienti venuti dall'Oriente. Non ne sappiamo molto in realtà, solo quello che ci dice il Vangelo di Matteo. La tradizione umana li ha fatti diventare tre. Perchè tre sono i doni che portano, oro, incenso e mirra. La tradizione umana li ha fatti diventare re, perchè quei doni sono doni regali. La tradizione umana li ha fatti diventare di tre razze diverse, ad indicare l'universalità dell'omaggio da rendere al Cristo.

Ma sappiamo quello che significano. Erano sapienti, venuti dall'Oriente, diversi, con doni diversi. Ad indicare che tutto l'universo, tutta l'umanità, tutte le sue sapienze, le sue filosofie, le sue fedi, devono inchinarsi di fronte a quel bambini, Dio Incarnato, Signore del cielo e della terra, re dei re.

Ed essi si inchinano. E così, oggi, ognuno di noi è chiamato a fare. Ed ogni potere, sapienza, regalità umana deve cedere tutto al Cristo, deve lasciargli posto,  deve diminuire perchè Egli cresca.

La sapienza umana spesso, troppo spesso, si inchina al potere di questo mondo, al denaro, alla forza, al re Erode di turno. I Magi, ci dice Matteo, non lo fanno. Dopo aver aperto le loro braccia e ceduto oro, incenso e mirra al legittimo detentore di essi, aprono i loro cuori e vengono illuminati dallo Spirito, e cambaino strada, si convertono, per un'altra strada fanno ritorno ai loro paesi.

Ne abbiamo parecchio di che meditare, anche oggi.

Amen, Alleluia. 

sabato 4 gennaio 2020

Dio si fa perfetto uomo e sconfigge il dragone infernale #OraEtLabora #UfficiodelleLetture #Maranathà

Dio si fa perfetto uomo, non cambiando nulla di quanto è proprio della natura umana, tolto, si intende il peccato, che del resto non le appartiene. 
Si fa uomo per provocare il dragone infernale avido e impaziente di divorare la sua preda cioè l'umanità del Cristo. Cristo in effetti, gli dà in pasto la sua carne. 
Quella carne però doveva tramutarsi per il diavolo in veleno. 

La carne abbatteva totalmente il mostro con la potenza della divinità che in essa si celava. Per la natura umana, invece, sarebbe stata il rimedio, perché l'avrebbe riportata alla grazia originale con la forza della divinità in essa presente.

Come infatti il dragone, avendo istillato il suo veleno nell'albero della scienza, aveva rovinato il genere umano, facendoglielo gustare, così il medesimo, presumendo divorare la carne del Signore, fu rovinato e spodestato per la potenza della divinità che era in essa.

Ma il grande mistero dell'incarnazione divina rimane pur sempre un mistero. In effetti come può il Verbo, che con la sua persona è essenzialmente nella carne, essere al tempo stesso come persona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stesso Verbo, totalmente Dio per natura, diventare totalmente uomo per natura? E questo senza abdicare per niente né alla natura divina, per cui è Dio, né alla nostra, per cui è divenuto uomo?

Soltanto la fede arriva a questi misteri, essa che è la sostanza e la base di quelle cose che superano ogni comprensione della mente umana.

(Dai «500 Capitoli» di san Massimo il Confessore, abate, Centuria 1,8-13; PG 90,1182-1186)


Dio si fa perfetto uomo e sconfigge il dragone infernale. Ma lo si capisce solo con la fede. Se non si ha questo dono, se non lo si nutre con la preghiera e l'amore per la Parola di Dio, si continua il proprio avvelenarsi con i frutti perversi della scienza umana corrotta dal peccato.

Lasciamo i frutti dell'albero della scienza e nutriamoci solo e soltanto del frutto dell'albero della Croce che è il Cristo!

venerdì 3 gennaio 2020

Il demonio esiste #OraEtLabora #ParolaDiDio

Essi si stupivano del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 

In quel momento si trovava nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale prese a gridare: «Che c’è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: il Santo di Dio!» 

Gesù lo sgridò, dicendo: «Sta’ zitto ed esci da costui!» E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 

E tutti si stupirono e si domandavano tra di loro: «Che cos’è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!» 

La sua fama si divulgò subito dappertutto, nella circostante regione della Galilea.

Vangelo secondo Marco 1:22-28


Il demonio esiste. E Gesù e chi agisce nel Suo Nome può scacciarlo. 
Chi non crede all'esistenza del demonio è chi, consciamente o inconsciamente ha scelto di servirlo. 
Chi preferisce l'uomo e le sue false e stolide sapienze alla Sapienza della Croce ed alla forza dello Spirito (il dito di Dio con cui il Signore Gesù scaccia il demonio) serve il demonio, perchè, dice Gesù, nessuno può servire due padroni. Amen. Alleluia. 

Credere è essere liberi #OraEtLabora #StudioBiblicoQuotidiano

Dio parlò a Mosè e gli disse: 

«Io sono il Signore. 
Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di Signore. 
Stabilii pure il mio patto con loro, per dar loro il paese di Canaan, il paese nel quale soggiornavano come forestieri. 
Ho anche udito i gemiti dei figli d’Israele che gli Egiziani tengono in schiavitù e mi sono ricordato del mio patto. 

Perciò, di’ ai figli d’Israele: 

Io sono il Signore; quindi vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio. 
Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. 
Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. 
Io ve lo darò in possesso; io sono il Signore”».

Esodo 6:2-8


Credere in Dio, aver fede nel Signore, è l'unico modo per essere liberi dalle mille schiavitù di questo mondo. Dalla schiavitù del potere, del denaro, del piacere smodato.

Credere in Dio,Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen. Alleluia!

Cristificazione

 Occorre "cristificarsi", diceva Giacomo Alberione. Cosa significa "cristificarsi"?  Non certo, io credo, semplicemente ...