lunedì 30 marzo 2020

Contemplare, pregare, ringraziare #OraEtLabora

Dall'omelia del Papa stamani a Santa Marta:

"La croce, è vero, è un supplizio, c’è la vendetta dei dottori della Legge, di quelli che non volevano Gesù: tutto questo è vero. Ma la verità che viene da Dio è che Lui è venuto al mondo per prendere i nostri peccati su di sé al punto di farsi peccato. Tutto peccato. I nostri peccati sono lì.

Dobbiamo abituarci a guardare il crocifisso sotto questa luce, che è la più vera, è la luce della redenzione. In Gesù fatto peccato vediamo la sconfitta totale di Cristo. Non fa finta di morire, non fa finta di non soffrire, solo, abbandonato … “Padre, perché mi hai abbandonato?”. Un serpente: io sono alzato come un serpente, come quello che è tutto peccato.

Non è facile capire questo e, se pensiamo, mai arriveremo a una conclusione. Soltanto, contemplare, pregare e ringraziare."




Il mio proposito.
Contemplare la Croce, il Crocifisso.

Pregare il Padre Nostro perchè avvenga secondo la Sua volontà.

Ringraziare, rendere grazie, fare eucaristia.

Amen.




domenica 29 marzo 2020

Studiando la Parola, volume I - La recensione #OraEtLabora


Ho terminato oggi la lettura del primo volume della collana "Studiando la Parola" a cura del fratello pastore Elpidio Pezzella, da sempre impegnato nella predicazione biblica, in un modo che trovo semplice ma profondo, al quale mi sono così legato che spesso e volentieri mi presto come lettore/revisore/divulgatore dei suoi testi.

Il primo volume, corredato (come lo sarà tutta la collana) da sussidi audio e video su Youtube e sulla rete, tratta del mondo della Bibbia.

Come è giusto che sia. Il nostro Dio è un Dio Persona, un Dio che si fa conoscere, che si rivela ad un popolo,  un Padre che elegge questo popolo, Israele, per i suoi piani, che suscita in questo sacerdoti, profeti e re, che alla fine si incarna in esso, attraverso il "si" di Maria di Nazareth nella persona del Figlio, vero Dio e vero uomo, che lo ricolma dei suoi doni tramite il soffio dello Spirito Santo.

Perciò è importante conoscere tempi, modi, condizioni di tutto quanto Dio ha compiuto nel mondo umano. Così, i primi 7 capitoli di questo primo volume dell'opera illustrano, aggiungo in modo egregio e con la chiarezza propria dell'autore, il mondo biblico, Antico e Nuovo Testamento.
L'ottavo ed il nono capitolo si occupano di descrivere il processo di formazione del canone, anzi, dei diversi canoni accolti nelle confessioni cristiane, illustra i diversi generi letterari dei libri della Scrittura ed infine si occupano delle questioni teologiche della necessità della Sacra Scrittura e della sua ispirazione.

Mi sento di consigliare tranquillamente questo libro, che ha anche il pregio di essere molto economico all'acquisto!, a tutti quegli operatori pastorali che stanno programmando corsi di introduzione alla Scrittura, o alla Lectio Divina o a tematiche affini.

Per l'ennesima volta, i miei complimenti ad Elpidio!

venerdì 27 marzo 2020

Lodi Mattutine, è necessario scegliere #OraEtLabora

Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova! 

«Poi venite, e discutiamo», dice il Signore ; «anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana. 

Se siete disposti a ubbidire, mangerete i frutti migliori del paese; ma se rifiutate e siete ribelli, sarete divorati dalla spada», poiché la bocca del Signore ha parlato.

Isaia 1:16-20

Occorre scegliere, se obbedire o meno alla Parola del Signore. E la parola è chiarissima: Se siete disposti a ubbidire, mangerete i frutti migliori del paese; ma se rifiutate e siete ribelli, sarete divorati dalla spada

Il Signore ci ha dato la possibilità di essere salvati attraverso la Croce del Signore, e solo quella. Non esiste alcuna altra possibilità di salvezza. O si abbraccia quella, e ci si salva, o si abbracciano le pretese idolatriche di questo mondo, che non sono poi per nulla diverse da quelle del tempo della profezia di Isaia (potere, denaro, piaceri contro natura e contro la dignità dell'essere umano) e si riceve quello che si merita, pianto e stridore di denti. 

O si accoglie pienamente Cristo, nuovo Adamo, e si verrà accolti in Paradiso, o si continua a rifiutarlo (rifiutare la Sua Croce è rifiutarlo tutto, Resurrezione e vita eterna comprese) e si finirà, come dice il Cristo stesso, nelle tenebre della Geenna, nell'immondezzaio eterno.

Amen.


Ufficio Notturno, sulla schizofrenia di questo mondo #OraEtLabora

Quante volte si ribellarono a lui nel deserto e lo rattristarono in quella solitudine! Ma ricominciarono a tentare Dio e a provocare il Santo d’Israele. Non si ricordarono più della sua mano, del giorno in cui egli li liberò dal nemico, quando operò i suoi miracoli in Egitto e i suoi prodigi nelle campagne di Soan. Egli mutò i loro fiumi e i loro ruscelli in sangue, perché non vi potessero più bere. Mandò contro di loro mosche velenose a divorarli e rane a molestarli.
Salmi 78:40-45

Prego e penso alla schizofrenia di tanti in questo mondo. Vogliamo continuare a vivere uccidendo con l'aborto, l'eutanasia, lo sfruttamento. Vogliamo che siano consentite pratiche immorali, la sovversione della natura e le regole della creazione, la perversione dell'ambiente umano, prima che di quello naturale. E poi ci lamentiamo del coronavirus o del prossimo virus che ci ucciderà? Possiamo solo invocare la misericordia di Dio, e sperare che ci perdoni ancora una volta.

Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Ufficio delle Letture, Notturno
#OraEtLabora #MiserereNobis


Un grande dono #OraEtLabora

Un gran dono, per me, questo tempo. Certo, mi lamento per il non poter uscire, per il non poter vedere mia figlia Sara, o mia zia, sempre Sara!, quanto vorrei, per il non poter partecipare alla Messa, al culto domenicale come desiderei con tutto me stesso, per non poter uscire con mia moglie, andare a trovare e fare servizi per i miei suoceri, andare al lavoro e parlare con i clienti, con gli amici con cui prendo il caffè, con i negozianti dove vado a fare la spesa...

Ecco, lo vedete? Se ci mettiamo, anche solo due minuti, il quaderno delle lagnanze ci vogliono cinque minuti a riempirlo.

Ma invece guardiamo al positivo. Tanto tempo per pregare, tanto tempo per riflettere sulla propria vita e le proprie scelte, tanto tempo, finalmente, per vivere un tempo di Quaresima, un tempo di Passione, come andrebbe vissuto. Con privazioni, limitazioni, sacrifici, con quelli che mia madre chiamava "fioretti", le piccole rinunce con cui, sia pure minimamente ed in modo imperfetto, il cristiano si unisce agli indicibili tormenti patiti da Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua Passione e Morte.

Anche il digiuno eucaristico forzato da questo punto di vista trova un grandissimo senso. Certo, potrei celebrare io, qui a casa, come spesso ho fatto, ma mi sto sforzando di non farlo, per condividere la privazione e la rinuncia di quel popolo Chiesa di cui faccio parte.

Sapete che mi alzo presto, recito le Lodi, poi ascolto la Messa del Papa alle 7, da Santa Marta. E così, ascoltando i suoi commenti alla Parola del giorno, mi riconcilio anche con il mio Vescovo, con il Vescovo di Roma. Su tante cose so di pensarla diversamente da lui, ma ho, lo sento mentre parla, ne sento i toni, le sfumature della voce, la stessa ansia di tornare a Lui, di andare al Signore, di obbedire alla Sua Parola, di conformarmi nel miglior modo mi è possibile, a me, peccatore, a Cristo Signore.

E mi piace il rimanere con lui, con il Papa, in silenzio alla fine della Messa, di fronte a Gesù Eucaristia, a volte pregando silenzioso con la preghiera del cuore, a volte come stamattina pregando l'Ufficio delle Letture. Nel silenzio del mio salotto dove mi sembra di essere nel silenzio della Cappella Maggiore del Seminario Romano, di fronte sempre al Santissimo, con Maria, Madre della Fiducia, che mi osserva dall'alto,e prega con me.

E ringrazio il Signore.

Amen. Sia fatta la Tua volontà.


giovedì 26 marzo 2020

Un digiuno provvidenziale #OraEtLabora #Maranathà

Riflettevo... il sinodo sull'Amazzonia, quello della chiesa tedesca, lo sminuire dell'Eucaristia considerata da tanti come se fosse un nostro "diritto", che quindi si può affidare alle mani di chiunque, l'opposizione di pochi, troppo pochi a mio modo di pensare, a questo modo di ragionare.

E poi il cosiddetto "passo indietro" o meglio, "non passo avanti" del Papa, da tanti auspicato, circa i viri probati e soluzioni simili.

Quindi, cosa ti fa la Provvidenza? Ti "rifila" il coronavirus, il digiuno forzato dall'Eucaristia, e non in un tempo qualsiasi, ma nel tempo di Quaresima ed in quello di Pasqua, nel tempo in cui si ricordano il 25 marzo l'Incarnazione, il Giovedì Santo l'Istituzione dell'Eucaristia (ed in cui i presbiteri rinnovano le loro promesse), la Domenica di Pasqua la Resurrezione. Nel tempo in cui i fanciulli tradizionalmente ricevono per la prima volta l'Eucaristia.

Credo ci sia parecchio su cui meditare. Un digiuno eucaristico globale per riscoprire appieno la ricchezza e la preziosità del Sacramento dell'Altare. E per pregare e meditare di più quella Parola di Dio, quella Bibbia, spesso lasciata ad impolverarsi sullo scaffale della libreria di casa.

La duplice mensa della Chiesa indivisa, la Parola e l'Eucaristia. La Parola rivelata ed il Pane spezzato per noi.

Pensiamoci, anzi, preghiamoci su.







mercoledì 25 marzo 2020

Evangelium Vitae 1995/2020 #OraEtLabora #MaterMeaFiduciaMea

Oggi il tema dell'Udienza Papale era la vita. Con il ricordo esplicito, da parte di Papa Francesco, dell'enciclica Evangelium Vitae, di San Giovanni Paolo II, del 25 marzo 1995.

Papa Francesco ha ribadito con forza che per la Chiesa di Cristo, per la chiesa tutta, la difesa della vita non è una ideologia! E non è qualcosa che va bene solo per i tempi di emergenza come quelli che stiamo vivendo oggi.

Ogni vita umana, ogni vita umana è sempre unica ed irripetibile e va difesa con tutte le forze, con il coraggio della parola e con il coraggio delle azioni.

Condivido e faccio mie, ha detto il Papa, le parole di San Giovanni Paolo II: "Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana!".



Nell'enciclica Evangelium Vitae, riprendo dalla rete, ci sono tre passaggi che si esprimono in maniera più solenne e apodittica su specifiche questioni di morale. La maggior parte dei teologi cattolici, considerandone il tenore verbale diretto e solenne, valutano questi tre passaggi come pronunciamenti infallibili, nei quali la Chiesa, per mezzo del papa, impegna nel massimo grado la propria autorevolezza.

Il primo passo riguarda l'omicidio:

«Pertanto, con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Tale dottrina, fondata in quella legge non scritta che ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore (cf. Rm 2, 14-15), è riaffermata dalla Sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale (cf. Lumen Gentium 25)»

(EV 57)

Il secondo è sull'aborto:

«Di fronte a una simile unanimità nella tradizione dottrinale e disciplinare della Chiesa, Paolo VI ha potuto dichiarare che tale insegnamento non è mutato ed è immutabile (Humanae Vitae 14). Pertanto, con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi —che a varie riprese hanno condannato l'aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina— dichiaro che l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale (cf. Lumen Gentium 25)»

(EV 62)

Il terzo riguarda l'eutanasia:

«In conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale (cf. Lumen Gentium 25)»

(EV 65)


Attendendo l'Ora Terza #OraEtLabora #PregateIncessantemente #MaterMeaFiduciaMea


In attesa dell'Ora Media Terza, mentre tutto il resto della casa dorme, ho terminato la recita della prima corona della giornata, quella che ieri ho definito la corona-anti-virus, la preghiera del Rosario. Con la meditazione dei misteri gaudiosi, dei misteri della gioia, visto che oggi ricordiamo l'Annunciazione a Maria della nascita di Gesù, l'Incarnazione del Figlio.

Nella foto, a parte la mia mano, si vede una icona ortodossa, proveniente dalla Grecia, regalo per il matrimonio con Antonella della nostra amica Dionisia, con la Madre di Dio Odigitria (che indica il Salvatore) a sinistra ed il Cristo Pantocratore a destra, ed il Rosario Eucaristico della Manente Rosari che mi sono regalato lo scorso anno per il ventisettesimo anniversario della mia Ordinazione Presbiterale, il 16 maggio (1992-2019). 

lunedì 23 marzo 2020

All shall be well, Andrà tutto bene #OraEtLabora #PregateIncessantemente

In questi giorni la leggiamo un po’ ovunque e forse la scriviamo noi stessi. “Andrà tutto bene” è un po’ la frase slogan dell’emergenza in cui siamo immersi. Un motto che vuole essere un invito a non perdersi d’animo di fronte all’incertezza di quel che sarà. Un richiamo al valore della speranza, che non finisce mai. Difficile però stabilire dove sia andato a cercare la citazione chi l’ha postata per primo. Di sicuro la frase ha un’origine religiosa, mistica. Ci rimanda alla storia della beata Giuliana di Norwich, la cui statua campeggia sulla facciata della Cattedrale anglicana della città inglese.

Giuliana visse tra il 1342 al 1430 circa. Molto pia, tanto da desiderare di condividere la Passione di Cristo, nel maggio del 1373 ammalatasi gravemente ebbe delle visioni del Signore che terminarono appunto quando, qualche mese dopo, quando la giovane donna guarì. Quegli incontri spirituali furono poi riportarti nel libro “Rivelazioni dell’Amore Divino" da cui sappiamo che fu Gesù stesso ad affidare quelle parole alla mistica: “Tutto andrà bene”. “All shall be well”, le disse con infinita tenerezza, sottolineando al tempo stesso quanto dolore e sofferenza procuri il peccato.

(da Avvenire.it)

Un'immagine di Giuliana di Norwich all'esterno della Cattedrale di Norwich - Matt Brown, Flickr
Parlò della passione di Gesù con un’alta carica emotiva…. Descrisse il sangue di Cristo come “gocce che cadono dalla grondaia di una casa dopo un forte acquazzone…”. La pelle di Gesù morente è “come una tavola di legno secco e stagionato”. Il Suo Corpo in croce sembra “un panno steso ad asciugare”. Gesù attraverso la croce ci fa capire quando grande sia il suo amore per gli uomini e quanto voglia salvare ogni cosa.

La Vergine Maria viene da lei presentata come un’icona del nostro destino di figli di Dio. “Quanto a dignità e pienezza, Lei è al di sopra di tutto ciò che Dio ha creato. Perché più in alto di Lei non c’è niente se non la beata umanità di Cristo”. (Cap. 4). Maria era sotto la croce al momento della Passione del Figlio, ed ora è con Lui nella gloria dei cieli. Elenca le virtù di Maria che sono mostrate agli uomini: sapienza e rettitudine, umiltà, povertà, stupore e riverenza. Sotto la Croce Maria è in comunione con il dolore del figlio e soffre insieme a Lui “poiché Cristo e Lei erano così uniti nell’amore, la grandezza del suo amore fu la causa della grandezza del suo dolore “(Cap. 18).

La mistica visse in un’epoca segnata da guerre e pestilenze, epoca in cui la Chiesa attraversava un periodo difficile. La sua spiritualità era una spiritualità per un tempo di crisi e per questo suscitò l’interesse di tantissimi lettori. I temi della teologia di Giuliana sono sul solco della tradizione cristiana, incluso quello tanto esaltato della “maternità di Dio”.

Nelle sue pagine vediamo un’immagine di Dio che è Padre e Madre, sempre all’opera perché tutto volga al bene; e dall’altra emerge un senso di gioia, fiducia e serenità di cui abbiamo tanto bisogno in questo momento in cui il mondo è messo a dura prova dall’epidemia del Coronavirus!

(da InTerris.it)


domenica 22 marzo 2020

Temo il Signore quando passa, "Timeo Dominum transeuntem"

DAL DISCORSO 88

SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 20, 30-34
DOVE SI PARLA DEI DUE CIECHI CHE SEDEVANO LUNGO LA VIA, GRIDANDO:
"
SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI NOI"


La folla che vuol impedire di gridare.
14. 13. Quando però inizierà a praticare queste opere buone, tutti i congiunti e i parenti e gli amici si turbano. Gli amanti del mondo lo contestano: "Che pazzia è la tua? Sei esagerato; gli altri non sono forse cristiani? La tua è una stoltezza, anzi una pazzia!". La folla strepita gridando frasi simili a queste, perché i ciechi non implorino aiuto ad alta voce. La folla rimproverava i ciechi che gridavano, ma non riusciva a sopraffarne le grida. Comprendano che cosa devono fare quelli che vogliono essere guariti. Gesù passa anche adesso: quelli che stanno ai margini della strada si mettano a gridare. Questi tali sono da una parte coloro che onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da Dio; da un'altra parte stanno ai lati della strada coloro che hanno il cuore contrito e ai quali il Signore dà i suoi precetti. 

Mi spiego: quando vengono letti i fatti compiuti dal Signore mentre passava, sempre ci viene presentato Gesù che passa. Poiché fino alla fine del mondo non mancheranno ciechi seduti lungo la strada. È dunque necessario che quelli che siedono lungo la strada lo invochino ad alta voce. La folla che accompagnava il Signore cercava d'impedire le grida di coloro che chiedevano la guarigione. Capite, fratelli, quello che dico? Non so effettivamente come esprimermi, ma ancor meno so come tacere. Orbene, ecco che cosa dico, e lo dico apertamente.

Poiché temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere.


I cristiani cattivi e tiepidi cercano d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna il Signore s'oppone a coloro che gridano, cioè s'oppone a coloro che gridano per impedir loro di essere guariti persistendo nel gridare. 

Ma essi continuino a gridare, non si stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano: "Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". 

Perché non vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore? Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. 

Orbene, coloro che persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.


venerdì 20 marzo 2020

Allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera #OraEtLabora


Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera
Lettera ai Romani 12:12

Tanti dicono che questi non sono dei bei tempi. Ma quando mai lo sono stati per i credenti, per chi onora e teme il Signore, per chi mette la Sua volontà avanti alla propria? La passione, le tribolazioni, la Croce, non sono cose accessorie alla salvezza; è necessario passarvi attraverso, le tribolazioni; è necessario mettersela sulle spalle, la croce. Perchè questo ha fatto il Figlio. E questo siamo chiamati a fare noi. Non siamo chiamati a salvare il mondo, siamo chiamati ad obbedire alla Parola. Il mondo lo salva solo e soltanto Dio. Noi possiamo solo sforzarci di renderlo migliore, per i nostri figli, per i nostri nipoti. Sapendo che Cristo ha vinto la morte per sempre, noi possiamo, con la nostra preghiera, vincere le mille piccole morti di cui è costellata la nostra vita terrena.
Amen, Alleluia!

mercoledì 18 marzo 2020

Dio è vicino a noi. E noi siamo vicini a Dio? #OraEtLabora #MiserereNobis

Mosè parlò al popolo e disse:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?
Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli».

Deuteronomio 4:1.5-9

La prima lettura del giorno. Commentandola, durante la Messa a Santa Marta, Papa Francesco si è concentrato su questo concetto di un Dio che non lascia agli uomini la Legge, e poi se ne va, aspettando semplicemente di giudicarli alla fine dei tempi, ma si fa prossimo, resta vicino. Prima con la colonna di nube, con il fuoco, con gli angeli, con i profeti. Fino alla vicinanza somma, all'Incarnazione, al farsi uomo uguale a noi in tutto eccetto che il peccato.
Da qui a noi deriva il compito di farci prossimo, di considerarci uno il prossimo dell'altro. Si è fermato qui il Papa.

Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.

In preghiera io mi sono chiesto: e noi, siamo prossimi all'altro? Ma soprattutto, siamo prossimi a Dio? Lo cerchiamo, lo invochiamo, ne rispettiamo le leggi, i comandi che ci ha donato e che ci ha chiesto di amare sopra ogni cosa, di trasmettere a figli e nipoti, di generazione in generazione?

Il Vangelo letto oggi (Matteo 5:17-19) è più che mai chiaro a riguardo:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Sono parole di Dio, di Cristo, del Figlio, non nostre. In esse è la pienezza della legge. Bene le interpreterà Paolo. Non basta farsi prossimo degli uomini, non basta nemmeno darsi da bruciare per il prossimo umano, dare da bruciare i propri corpi per i poveri delle cose materiali. Se rimani lontano da Dio, se non hai la carità dice Paolo, se non sei prossimo di Dio, amandolo prima di ogni cosa, amando i suoi comandi prima di qualsiasi precetto umano, non sarai salvato.

Leggo e sento tanta gente, anche in questi tempi di pandemia, di coronavirus, che dice che non ci salva Dio, che le preghiere non salvano nessuno, che ci salverà la scienza, la dedizione di medici o infermieri. Che ridicola illusione. La dedizione di medici ed infermieri, il mettere la vita degli altri avanti alla loro, da chi viene se non da Dio? Nel caso gli venisse solo dal loro amor proprio, di sicuro non li salverebbe, anzi...

In questi giorni, io mi faccio prossimo degli altri uomini, rispetto le prescrizioni, evito ogni occasione di contagio, resto a casa, esco solo a fare la spesa per casa o per gli anziani di cui ci prendiamo cura in famiglia, che rischiano di più. Ma fido solo in Dio! Non ripongo la mia speranza negli uomini. Mi faccio prossimo agli altri, anche ai nostri governanti (di cui ho assai poca stima in verità), rispettandone le indicazioni. Ma fido solo in Dio. Solo in Dio è la mia speranza.

Del resto, se non sarà il coronavirus, sarà qualcos'altro a porre fine alla mia esistenza. E la mia preoccupazione è solo che, quando questo momento verrà, per me o per chi mi è più caro e vicino, e per tutti, la mia preoccupazione è che io o chiunque sia trovato vicino a Dio.

Perché se non obbediamo prima di tutto a Lui, se non rispettiamo anche gli iota della sua legge, a nulla ci varrà la vicinanza al prossimo, il rispetto delle leggi umane, che quasi sempre, da tutto sono dettate fuorché dall'amore.

Amen.

Crocifisso nella cappella di Santa Marta in Vaticano

martedì 17 marzo 2020

La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve #OraEtLabora #MiserereNobis

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
(Disc. 43; PL 52, 320 e 322)
La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve

    Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra.

    Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.

    Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. È un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.

    O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.

    Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.

    Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50, 19).

    O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sràdichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.

    O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai.


lunedì 16 marzo 2020

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. #OraEtLabora #MiserereMei #Maranathà

Una persona mi ha chiesto come mia io mi esprima così "tranquillamente" sul coronavirus.

Il motivo è la fiducia nella Parola di Dio.

Io credo, come credeva Paolo, che "Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno".

Che cosa dovrei temere?

La morte?

Dacchè Cristo è Morto e Risorto non ha più alcun potere su di me. E nemmeno sui miei cari. Se uno di essi mi fosse portato via certo, probabilmente piangerei o forse anche mi dispererei. Ma il motivo sarebbe solo e soltanto la mia poca fede.

Perché se morire è entrare nella gloria e nella pace dell'amore di Dio, lo è anche per i miei cari.

Quindi coronavirus, o altra malattia, o incidente, o vecchiaia, sia fatta la Sua volontà.

Amen.


domenica 15 marzo 2020

Lo sdegno e la semplicità #OraEtLabora #MiserereMei

Stamani alle 7 ho partecipato, ascoltandola dal vivo, alla Messa presieduta da Papa Francesco a Santa Marta. Non sempre ne capisco e ne apprezzo i gesti e le dichiarazioni, ma é comunque il Vescovo della mia città ed una voce autorevole e di riferimento. Visto che comunque a quell'ora ho finito di pregare le Lodi e l'Ufficio, e solitamente in questi tempi di coronavirus il resto della casa dorme ho pensato sarebbe stata cosa buona e giusta.

E lo è stata, è stata una occasione per "rappacificarmi" con tante dichiarazioni o affermazioni dello stesso, in nome della semplicità di Dio e del Suo Evangelo. La semplicità di Dio e lo sdegno dell'uomo incapace di accettarla. Su questo si è incentrata la breve ma intensa omelia di Papa Francesco. Lo sdegno di Naaman il Siro, che "sbatte la porta" e se ne va, di fronte alla semplicità della parola profetica come gli viene rivolta. Lo sdegno della gente di Nazareth, che oltre che disprezzo diventa minaccia di violenza fisica (volevano gettare Gesù di sotto), di fronte ad un Dio che non fa gesti "eclatanti" ma predica con estrema e franca semplicità la Sua Parola.

Lo sdegno di cui si rende complice anche gente semplice, che noi magari definiremmo "buona". Pure incapace di cogliere il messaggio spiazzante e semplice della Croce. Ovvero che occorre semplicemente abbandonarsi alla volontà di Dio e compierla. Pregare, affidare, abbandonarsi, lasciare che sia Dio che agisca.

Lasciare che Egli cresca e che io, l'Io, mio personale e della comunità, diminuisca.

Perché senza di Lui non possiamo far nulla.

Amen.


martedì 10 marzo 2020

Dormire in chiesa #OraEtLabora #iorestoacasa

Per un motivo particolare, ho appena terminato di rileggere "Un sermone sul dormire in chiesa", "A Sermon upon Sleeping in Church" di Jonathan Swift (si, quello de "I viaggi di Gulliver").
Molto serio in verità come sermone. Si chiude così, nella traduzione italiana:

"Colui che ha orecchie, oda". E che Dio dia a noi tutti grazia per udire e ricevere la sua Santa Parola per la salvezza delle nostre anime.

Pensateci. Se #iorestoacasa fosse un modo per ascoltare e leggere quello per cui tanti, anche sedicenti cristiani, dicono di non aver tempo di ascoltare e leggere? Magari con i propri familiari, magari con i propri figli...




lunedì 9 marzo 2020

Per la riflessione sull'Eucaristia - 2 #OraEtLabora

Per la Chiesa Cattolica l'eucaristia (Messa) è un culto pubblico e non una devozione privata.

Non sarebbe corretto che un sacerdote preferisca celebrare da solo tutte quelle volte in cui sarebbe possibile avere almeno un fedele presente. Direi inoltre che dovrebbe solitamente privilegiare una celebrazione comunitaria.

Allo stesso tempo l'eucarestia senza il popolo non è proibita, bensì è prevista quando ricorra una "giusta e ragionevole causa", come afferma il canone 906:

“Can. 906 – Il sacerdote non celebri il Sacrificio eucaristico senza la partecipazione di almeno qualche fedele, se non per giusta e ragionevole causa”.

Anche quando celebrata in maniera solitaria l'eucaristia è un atto di Cristo e della Chiesa:

“Can. 904 – Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito”.

Questa linea di pensiero, che definisce l'eucarestia come missione centrale di un sacerdote, si riflesse nelle considerazioni del Concilio Vaticano Secondo e del magistero papale. Il documento conciliare Presbyterorum Ordinis mantiene la tradizione secondo cui il sacerdote agisce "in persona Christi" (e non, come nell'antico testo di Cipriano, "in funzione di Cristo") e afferma anch'esso che ogni eucarestia è un atto di Cristo e della Chiesa.

“Nella loro qualità di ministri della liturgia, e soprattutto nel sacrificio della messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che compiono, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l’opera della nostra redenzione e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli.

La definizione di "atto di Cristo e della Chiesa" torna ancora nell’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR)  che tocca l’argomento:

“19. Non sempre si possono avere la presenza e l’attiva partecipazione dei fedeli, che manifestano più chiaramente la natura ecclesiale della celebrazione. Sempre però la celebrazione eucaristica ha l’efficacia e la dignità che le sono proprie, in quanto è azione di Cristo e della Chiesa, nella quale il sacerdote compie il suo ministero specifico e agisce sempre per la salvezza del popolo. Perciò a lui si raccomanda di celebrare anche ogni giorno, avendone la possibilità, il sacrificio eucaristico”.

L'Ordinamento ribadisce che la celebrazione deve essere comunitaria ma non vieta una celebrazione non comunitaria, quando ve ne sia "un giusto e ragionevole motivo".


Per la riflessione sull'Eucaristia - 1 #OraEtLabora

La comunione frequente e la riserva eucaristica secondo Basilio il Grande (329-379)

Comunicarsi tutti i giorni e ricevere la propria parte del santo corpo e del prezioso sangue di Cristo è cosa buona e vantaggiosa, giacché egli stesso dice chiaramente: "Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna" Chi dubita infatti che partecipare continuamente alla vita altro non sia che vivere pienamente? Noi, tuttavia, ci comunichiamo quattro volte alla settimana: la domenica, il quarto giorno, nella Parasceve [il venerdi, ndr] e il sabato, e anche gli altri giorni, se vi ricorre la memoria di qualche santo. 

Quanto alla necessità in cui si versa in tempi di persecuzione, in assenza di sacerdote o di ministro, di ricevere la comunione dalle proprie stesse mani [attingendo alla riserva eucaristica, ndr], è superfluo dimostrare che essa non ha nulla di offensivo, perché tale pratica è attestata da una lunga consuetudine attestata dai fatti stessi. 

Tutti i monaci che abitano nei deserti, dove non c'è sacerdote, tengono la comunione presso di sé e se la danno di propria mano. Ad Alessandria e in Egitto, ciascuno, anche fra il popolo ha quasi sempre la comunione a casa sua, e si comunica da sé quando vuole. 

Dal momento che il sacerdote ha compiuto il sacrificio e l'ha distribuito, colui che l'ha ricevuto tutto in una volta deve credere con ragione che vi partecipa e che lo riceve dalle mani di colui che glielo ha donato. In effetti, nella chiesa, il sacerdote dà la parte che gli si domanda; colui che la riceve la conserva in tutta libertà e la porta alla bocca di sua mano. Viene ad essere dunque lo stesso, che si riceva dal sacerdote una sola parte o molte parti alla volta. 

(San Basilio il Grande; Migne, Patrologia Greca 32,484 B)


Pregate incessantemente #OraEtLabora

Se la nostra preghiera rimane inascoltata, allora, è perché dobbiamo pregare con più insistenza: bisogna “pregare sempre senza stancarsi” (Lc 18,1) ci dice Gesù stesso nel vangelo di Luca.

Se la nostra preghiera rimane inascoltata è perché dobbiamo pregare con più umiltà, riconoscendo la tentazione idolatra sempre in agguato, anche tra noi “credenti”; quando ci prostituiamo, ovvero adoperiamo quanto vi è di buono nella creazione, non per dare lode a Dio, ma con superficialità e per arricchire solo noi stessi; quando sacrifichiamo ai demoni del nostro egoismo, delle guerre, delle ingiustizie, dell’indifferenza, quella parte di umanità più fragile e innocente.

Quali sono gli idoli che ci rendono schiavi? Quali sono i demoni che ci tormentano? La rabbia? L’avidità? La paura? Interroghiamoci, in questo periodo penitenziale, e riconosciamo in Gesù colui nel nome del quale ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra, per proclamarlo come unico Signore, a gloria di Dio Padre (Fil 2,10-11). Amen.

        Luca del Sangue di Cristo (Luca Vona)


venerdì 6 marzo 2020

Prepariamoci al culto. Entriamo nella casa di Dio rivestiti di zelo. #OraEtLabora

Cominciamo a porre mente sulle verità della Bibbia! Parliamo apertamente delle verità che devono radicarsi più che mai nella mente e nel cuore, altrimenti periremo, e faremo perire chi ci ascolta. Richiamiamo l’attenzione su Dio, sulla condizione delle nostre anime, sulla vita eterna! Parliamo a tutti, vecchi, giovani, bambini. Siamo onesti nella predicazione se vogliamo vederli in cielo, e se anche noi ci vogliamo andare!!

Dov’è lo zelo? E la nostra diligenza? Ora siamo nel tempo giusto, nel momento propizio. Non accontentiamoci di essere salvati, piuttosto facciamo attenzione che la nostra vita spirituale si mantenga vivente e vigorosa.

Se vivremo ripieni dello Spirito di Dio, la gente che ci ascolterà sarà benedetta; le nostre preghiere, la nostra adorazione, i nostri sermoni saranno come manna celeste per loro, che scende nel difficile deserto di questa vita. Gli abitanti della terra devono rendersi conto che c’è un popolo che vive in profonda comunione con Dio, e che chi si avvicina a noi per ascoltarci sarà riempito da ciò che esce dal nostro cuore.

Cari fratelli, prendete in considerazione ciò che vi dico:
Se il mio cuore si raffredda, anche la mia predicazione sarà fredda! Se sarò confuso, anche i miei insegnamenti saranno confusi. Se sarò tiepido, le mie testimonianze, i miei canti saranno altrettanto tiepidi. Succederà allora che coloro che ci ascoltano beneficeranno poco o nulla; saranno indolenti, perché tali siamo noi! Se tralasciamo di nutrirci, cosa mangeranno quelli che ci ascoltano? Se il nostro amore, la nostra passione diminuisce proprio in questo tempo, come pretenderemo che queste stesse cose possiamo vederle in loro ? Un “tiepido” può riscaldare un “freddo”? Se cala il timore di Dio nel nostro servizio, cala la forza per incoraggiare gli altri!

Se ci nutriamo di cibi impuri, di errori, di inutili discorsi, chi ci ascolta ne avrà danno. Se invece abbondiamo nella fede, nell’amore, nello zelo, tutto questo si riverserà sugli altri, li ristorerà, li benedirà incoraggiandoli a fortificarsi.

Ora, più che mai, è il tempo per tenere lontano concupiscenze, passioni, inclinazioni carnali, divisioni, gelosie e invidie. Adoperiamoci per una vita di fede, totalmente dipendente dalla Grazia e dallo Spirito. Restiamo nei suoi cortili esaminando ogni giorno i nostri cuori, sottomettendo i nostri pensieri a quelli di Cristo Gesù. Passiamo del tempo nella preghiera, nella Parola e ritroveremo il Fuoco divino. 

Liberiamoci dall’orgoglio di attirare discepoli verso di noi; se non lo facciamo procuriamo ferite al corpo di Cristo, diventando una piaga per la Chiesa, piuttosto che una benedizione. Proteggiamoci dai dubbi che vogliono assalire la nostra mente, che agiscono per prendere largo nei nostri pensieri a danno del primo zelo, diminuendo la nostra passione e timore verso Dio.

Chiediamo a Cristo fervore, costanza e vigore. Entriamo nella casa di Dio rivestiti di zelo. Teniamo accesa la lampada con l’Olio dell’unzione in questa notte oscura.

(da una predicazione del pastore Gennaro Chiocca)


Il sacramento cede il posto all'autocompiacimento #OraEtLabora

Chi mi segue sui social network sa che che in questi giorni sto leggendo l'ultimo lavoro dell'amico Riccardo Scandellari, formatore e consulente in ambito branding  e comunicazione, intitolato: Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti.



La newsletter del suo sito, skande.com, che mi è arrivata oggi, riporta in conclusione questa citazione:

“Essere conosciuti da molte persone non è un obiettivo; è un sottoprodotto di determinati tipi di marketing per determinati tipi di prodotti. Quello che stai davvero cercando è essere ascoltato, ottenere la loro fiducia e parlare solo a chi per te conta davvero" - Seth Godin

Seth Godin, per chi non lo conosce, è un imprenditore e scrittore statunitense, divenuto famoso nel mondo del marketing in Italia anche tra i non addetti ai lavori grazie ad un suo libro dal titolo accattivante e dal contenuto interessante: La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone.

Tornando alla citazione, la trovo assai vera anche per me. 

Vera per quanto riguardo il mio lavoro, dove non mi interessa essere conosciuto dalle più grandi masse, giacchè nemmeno potrei essere in grado di soddisfarne i bisogni, se non svalutando quello che faccio e rischiando di scontentare alla fine molti di quelli a cui ne propongo i frutti. 

Vera anche se la riporto a quella che per me è la dimensione principale del mio vivere che è la fede in Cristo. Oggi molti cristiani pensano di dover a tutti i costi accontentare tutti, o di dover ad ogni costo salvare tutti, al punto che storpiano il proprio linguaggio, e, cosa che è infinitamente più grave, storpiano il contenuto della Parola di Dio, che non è loro, che non è loro proprietà, che è Rivelazione e come tale va considerata, custodita, trasmessa. 

Il modo di comportarsi delle chiese, non solo della chiesa cattolica, di fronte all'epidemia di coronavirus, di questa influenza polmonare che stiamo fronteggiando, lo trovo emblematico. In negativo. Il precetto di Dio passa in secondo piano rispetto al voler compiacere l'autorità secolare. La partecipazione al culto pare valer meno della possibilità di fare acquisti al supermercato o al centro commerciale. Il sacramento cede il posto all'autocompiacimento di sè stesso.

Nulla di nuovo, intendiamoci. La disobbedienza di Eva e Adamo era un mettere il proprio autocompiacimento di fronte persino ad un Dio che ti aveva assicurato l'Eden (così dice il serpente, vi ha dato un divieto perchè sa che altrimenti diventereste come lui). Così l'omicidio di Abele da parte di Caino viene dal mancato compiacimento di questo perchè Dio aveva gradito l'offerta del fratello più della sua.

Come dice Qohelet, nulla di nuovo sotto il sole. 

Quello che stai davvero cercando è essere ascoltato, ottenere la loro fiducia e parlare solo a chi per te conta davvero.

Godin qui ha in mente ovviamente tutt'altro. Ma proseguendo nel parallelismo con la fede, pensavo che quello che vuole il Cristo è avere la fede degli uomini, suscitare la loro fede in Lui, sapendo però che molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, che solo pochi, pochissimi,lo seguiranno davvero per tutto il cammino (volete andarvene anche voi?), che un numero minimo resisterà accanto a Lui sotto la Croce, che solo un piccolo resto si salverà alla fine dei tempi. 

Un piccolo resto, il resto di Israele di cui si parla nell'Antico Testamento. Perchè i piani di Dio non cambiano. Il Padre è Dio come il Figlio. Molti, che pure si dicono credenti, sembrano voler far credere che Dio abbia cambiato i propri piani, tra l'Antico ed il Nuovo Testamento. 

Ma Dio è Uno, ed i suoi piani non cambiano. E' il cuore dell'uomo, che a causa del peccato, è disposto a credere tutto ed il suo contrario. Purchè vada a suo (apparente) vantaggio. 

Dio perciò parla a tutti, ma sa che lo ascolterà solo chi a Lui davvero tiene, solo chi amerà la Sua Parola fino a farla propria, chi si opporrà alle mille false sapienze di questo mondo per cercare la Verità. Una Verità che è chiara, palese, che è stata Rivelata. Ma che è offuscata dal velo che il peccato mette di fronte ai nostri occhi. Che il demonio è bravo a travestirsi da angelo di luce, non a caso è detto Lucifero. 

giovedì 5 marzo 2020

L'ira di Dio #OraEtLabora #Maranathà

I figli d’Israele fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono gli idoli di Baal . Abbandonarono il Signore , il Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d’Egitto, e andarono dietro ad altri dèi, fra gli dèi dei popoli che li attorniavano; si prostrarono davanti a essi e provocarono l’ira del Signore . Abbandonarono il Signore e servirono Baal e gli idoli di Astarte . L’ira del Signore si accese contro Israele ed egli li diede in mano ai predoni, che li spogliarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, in modo che non poterono più resistere di fronte ai loro nemici. Dovunque andavano, la mano del Signore era contro di loro a loro danno, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato; e la loro tribolazione fu molto grande.
Giudici 2:11‭-‬15 

Così è stato per l'Antico Israele e così sarà per noi, per il Nuovo, se abbandoneremo Cristo, Parola di Dio, Via, Verità e Vita per seguire il peccato ed i comandamenti degli uomini.

Guai a noi!

lunedì 2 marzo 2020

Il Padre Nostro basta: che ci basti!

Quale preghiera al Padre può essere più vera di quella che è stata proferita dalla bocca del Figlio, che è verità? Pregare diversamente da quello che egli ci ha insegnato non sarebbe soltanto ignoranza ma anche colpa, avendo egli stesso affermato: «Respingete il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione!» (cfr. Mc 7,9).
Preghiamo, dunque, fratelli, come Dio nostro Maestro, ci ha insegnato. È preghiera amica e familiare pregare Dio con le sue parole, far salire ai suoi orecchi la preghiera di Cristo.
Riconosca il Padre le parole del Figlio suo quando preghiamo; egli che abita dentro il nostro cuore sia anche nella nostra voce. E poiché è nostro avvocato presso il Padre, usiamo le parole del nostro avvocato, quando, come peccatori, supplichiamo per i nostri peccati. Se egli ha detto che qualunque cosa chiederemo al Padre nel suo nome ci sarà data impetreremo più efficacemente quel che domandiamo in nome di Cristo, se lo domanderemo con la sua preghiera.

(Cipriano)

Cristificazione

 Occorre "cristificarsi", diceva Giacomo Alberione. Cosa significa "cristificarsi"?  Non certo, io credo, semplicemente ...