mercoledì 29 aprile 2020

TORNATE SUL SENTIERO ANTICO DELLA FEDELTÀ AL SIGNORE #ORAETLABORA




Così parla il Signore degli eserciti: «Il resto d’Israele sarà completamente racimolato come una vigna; ripassa con la mano, come fa il vendemmiatore sui tralci. A chi parlerò, chi prenderò come testimone perché mi ascolti? Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola del Signore è diventata per loro un obbrobrio, non vi trovano più nessun piacere. 

Ma io sono pieno del furore del Signore ; sono stanco di contenermi. Rivèrsalo sui bambini per la strada e sui giovani riuniti assieme; poiché il marito e la moglie, il vecchio e l’uomo carico di anni saranno presi tutti insieme. Le loro case saranno passate ad altri, così pure i loro campi e le loro mogli, poiché io stenderò la mia mano sugli abitanti del paese», dice il Signore . 

«Infatti, dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: “Pace, pace”, mentre pace non c’è. 

Saranno confusi perché commettono delle abominazioni. Non si vergognano affatto, non sanno che cosa sia arrossire, perciò cadranno fra quelli che cadono; quando io li visiterò saranno abbattuti», dice il Signore . 

Così dice il Signore : «Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre! 

Ma quelli rispondono: “Non c’incammineremo per essa!” Io ho messo delle sentinelle per voi: “State attenti al suono della tromba!” Ma quelli rispondono: “Non staremo attenti”. 

Perciò ascoltate, nazioni! Sappiate, comunità dei popoli, quello che avverrà loro. Ascolta, terra! Ecco, io faccio venire su questo popolo una calamità, frutto dei loro pensieri; perché non sono stati attenti alle mie parole e hanno rigettato la mia legge.
(...)
Saranno chiamati: argento di rifiuto, perché il Signore li ha rigettati.
Geremia 6:9‭-‬19‭, ‬30

Studio Biblico Quotidiano
#OraEtLabora #Maranathà


CHE COSA FARETE VOI QUANDO VERRÀ LA FINE? #ORAETLABORA

Ma questo popolo ha un cuore indocile e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno. Non dicono in cuor loro: ‘Temiamo il Signore , il nostro Dio, che dà la pioggia a suo tempo: la pioggia della prima e dell’ultima stagione, che ci mantiene le settimane fissate per la mietitura’. Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose; i vostri peccati vi hanno privati del benessere. Poiché fra il mio popolo si trovano degli empi; essi spiano come cacciatori in agguato, tendono tranelli, acchiappano uomini. Come una gabbia è piena di uccelli, così le loro case sono piene di frode; perciò diventano grandi e si arricchiscono. Ingrassano, hanno il volto lucido, oltrepassano ogni limite di male. Non difendono la causa, la causa dell’orfano, eppure prosperano; non fanno giustizia nei processi dei poveri. Non dovrei forse punire queste cose?”, dice il Signore , “Non dovrei vendicarmi di una simile nazione? Cose spaventevoli e orribili si fanno nel paese: i profeti profetizzano bugiardamente, i sacerdoti governano agli ordini dei profeti e il mio popolo ha piacere che sia così. Che cosa farete voi quando verrà la fine?”
Geremia 5:23‭-‬31

Cose spaventevoli ed orribili si fanno nel paese. 

Non si riferisce al coronavirus... 

Ingiustizie sociali ed economiche, aborti, eutanasia, omicidi di innocenti fatti passare come "normali", anzi, come progresso, perversioni sessuali descritte come naturali e normali anche esse. 

Non avrebbe dovuto vedere il Signore? Egli che ci ha donato il Suo stesso Figlio? 

Falsi profeti nel potere politico, sacerdoti e pastori infedeli e vigliacchi nelle chiese, che invece di essere fedeli a Dio cercano di accattivarsi il favore dei potenti. 

Pensavate che il Signore non vedesse e non ascoltasse? Egli che ha creato la vista e l'udito? 

Un popolo che in massima parte si è adagiato in queste infamie, "ha piacere che sia così".

Che farà quando verrà la fine? Quando il Figlio tornerà a giudicare i vivi e i morti? 

Dal coronavirus ci si salva, si guarisce in massima parte. Dall'ira di Dio, amante fedelissimo fino alla fine, amante che ci ha dato la sua stessa vita sulla Croce, chi ci salverà?

Studio Biblico Quotidiano
#OraEtLabora #Maranathà


domenica 26 aprile 2020

Camminare in una vita nuova #OraEtLabora

Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a Cristo nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Romani 6:4

La Parola di Dio ci chiama a camminare. Ma non così, semplicemente, come fanno tutti, seguendo questo o quel diverso impulso, o passione, o, peggio, peccato. 

Siamo chiamati a camminare in una vita nuova, ovvero siamo chiamati a convertirci, a cambiare direzione, a fare nostra la vita del Cristo. Cristo è via, verità e vita. 

Allora, seguire la via della Croce, seguire la via dell'obbedienza assoluta al Padre, è garanza di essere nella verità, di amare la verità del proprio essere, che è quella di un uomo, di una donna, amato da Dio in modo personale e irripetibile e di godere di una vita che non è semplicemente "nuova", ma che è una vita completamente rinnovata, la vita di un uomo o di una donna che sono rinati di nuovo, la vita che non è solo terrena, che non guarda solo al corto orizzonte che intercorre tra l'evento della nascita e l'evento della morte, ma che guarda all'eternità.

Che il Signore accresca la nostra fede!

Domenica III di Pasqua
Ora Media Nona
#OraEtLabora #Maranathà


Il mattino ha l'oro in bocca. L'oro è la preghiera #OraEtLabora

"Il mattino ha l'oro in bocca" è un proverbio, un detto, non solo italiano, molto conosciuto, che vuole significare che le ore del mattino sono quelle in cui la persona, fresca del riposo notturno, fresca dell'acqua con cui si è lavata, e della prima colazione appena fatta, rende di più, produce di più.

Per quanto mi riguarda è senz'altro così. Da quando sono ragazzo sono solito svegliarmi presto, di buon'ora; con o senza sveglia, massimo per le 5:30, 6:00 sono in piedi, ed ho un metabolismo, da molti, anche familiari, invidiato, per cui sono subito "operativo".

Per questo motivo, l'ho raccontato in un altro post, non mi faceva alcun problema, quando ero assistente formatore nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, al Laterano, dovermi alzare presto perchè alle 6:30 si celebrava la Messa, in comunità o di gruppo, con tanto di breve omelia.

Nè mi fa problema ora essere di solito quello che apre (ora no, ovviamente) il deposito bagagli e gli uffici di Bags Free più o meno alle 7 del mattino. Di solito, anzi, arrivo prima, partecipo all'Eucaristia alla Basilica del Sacro Cuore a Via Marsala, alle 6:30 e poi apro ed inizio a lavorare.

Il ritmo mattutino lo tengo sempre, anche quando sono in vacanza. Per non dar fastidio agli altri, cerco di non dare disturbo a chi dorme, prego brevemente ("Signore apri le mie labbra..."), mi alzo, mi lavo, preparo il caffè, e poi torno a pregare con il Breviario (le Lodi Mattutine e, a seguire, l'Ufficio delle Letture).

Ora, causa coronavirus e lockdown, ho inserito l'Eucaristia celebrata alle 7 del mattino tra le Lodi e l'Ufficio.

In conclusione, le ore del mattino sono da dedicarsi al tesoro più prezioso che si possiede. Per me questo tesoro è l'amicizia con Dio, l'amicizia con Cristo. E l'oro, l'unico oro che mi preme di possedere, è quello della preghiera, che, per mia abitudine è di solito più una preghiera eucaristica, di ringraziamento, oltre che di richiesta di perdono. Perchè credo fermamente che il Signore sappia ciò di cui ho bisogno, ciò di cui hanno bisogno le persone care che ho intorno, ciò di cui ha bisogno questo nostro mondo, molto meglio di me. Perciò chiedo perdono, ringrazio e mi affido alla Sua volontà. Sforzandomi, perchè tante volte mi sforzo, perchè costa, di farla diventare la mia.

Amen.



Il kerygma #OraEtLabora

Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici. Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano.
Prima lettera ai Corinzi 15:1-5

Il kerygma, ovvero il nucleo, il primo nucleo della chiesa cristiana. Se non si crede che Gesù, vero Dio e vero uomo, è stato ucciso, crocifisso, e poi è risorto, ed ora siede alla destra del Padre, e di nuovo verrà per giudicare il mondo alla fine dei tempi, SI CREDE INVANO. Il cristianesimo non è volersi genericamente bene, ma CREDERE A CRISTO, credere al potere salvifico della Croce, del dolore e della sofferenza. Altro che paura del coronavirus o di qualsiasi virus. Nessuno si augura il coronavirus, ma chi crede sa che se gli capita è solo una prova ulteriore in vista della gloria futura.

Poniamoci la domanda. Crediamo a Cristo o non piuttosto alle nostre paure?

Domenica Terza di Pasqua
Ora Media Terza
#OraEtLabora #Maranathà


giovedì 23 aprile 2020

Giorgio e il drago, memoria del 23 aprile e degli scout #OraEtLabora

Da scout quale sono, sia pure, decisamente "a riposo", causa l'età, sono molto affezionato a Giorgio, martire cristiano. l'iconografia di solito lo raffigura mentre uccide un drago, ragione per cui è considerato uno dei cosiddetti "santi combattenti", assieme principalmente all'Arcangelo Michele. Entrambi uccidono un drago, un serpente alato, che raffigura il demonio, il satana, l'avversario, l'accusatore dell'Apocalisse.



Sono un poco, consentitemi la battuta, i più fedeli difensori della Chiesa, e della Vergine Maria, la donna con sopra il capo una corona di dodici stelle  (lo sapete, si, che le stelle della bandiera europea sono quelle?), la donna che schiaccia il serpente con la sua fede, la sua obbedienza piena al piano di Dio, di cui diviene Madre, Madre del Figlio, Madre della Chiesa.

Gli scout, il giorno di san Giorgio, celebrano il "Thinking Day". Oggi, ma da tanto ormai, significa poco o nulla, ma una volta aveva un significato preciso, che era quello che diceva allo scout o alla guida che dovevano essere in grado di pensare con la propria testa, che non dovevano omologarsi, che non dovevano seguire le mode e i vizi di questo mondo. E che questo dovevano farlo seguendo i dettami della fede cristiana, che, una volta, nella maggior parte dei diversi gruppi di scout mondiali, erano alla base e al fondamento di tutta la proposta educativa.

Perchè prima di imparare a fare un nodo, devi sapere perchè lo fai, come si scioglie, come questo ti serva a migliorare la sicurezza dei tuoi compagni al campo estivo o invernale. Non fai nodi per prendere distintivi o per "diventare" bravo, lo fai per consentire a te ed agli altri di vivere meglio, più sicuri, più tranquilli.

Giorgio impara a difendere ed a difendersi dal male, a mettere in rischio la sua vita per gli altri, che sia una donzella o la comunità cristiana. Giorgio mette la Parola di Dio prima della sua stessa vita. Giorgio si unisce al Cristo nella vita, nella morte come martire, nella vita e nella beatitudine eterna.

Cosa potremmo desiderare di meglio?

Devi imparare a pensare diversamente, devi imparare a pensare come Dio, ad amare prima di pensare, ad amare mentre pensi, ad amare dopo che hai pensato.

lunedì 20 aprile 2020

Spillover, sulle pandemie. Una mia breve recensione "in corso di lettura" ed altri pareri

Su suggerimento di Cecilia Mattioli, il cui blog "di libri, cinema, eventi e cultura" vi raccomando caldamente, sto leggendo il libro di David Quammen "Spillover" sulle pandemie e le loro evoluzioni.



Non è un libro nuovo, scritto per "lucrare", diciamo così, sull'emergenza del Coronavirus, ma è un libro del 2012, che ha dei tratti che potrebbero definirsi "profetici", nel senso però più banale del termine, per aver previsto, che so, che la prossima epidemia (dopo il 2012, of course) sarebbe partita da un mercato della Cina Meridionale, che si sarebbe trattato dell'ennesima zoonosi (ovvero di un salto di specie, lo spillover del titolo, da una specie animale ad una specie umana, come nella storia ce ne sono già stati tanti, pensate all'Ebola, o alla SARS ecc..., e che, nella peggiore delle ipotesi, purtroppo realizzata, avrebbe avuto un decorso simile a quella di una influenza normale.

Ovvero, mentre un paziente affetto da SARS  lo riconoscevi subito dai sintomi virulenti quasi immediatamente successivi all'infezione, uno di Coronavirus resta infettivo ed asintomatico per diversi giorni, e solo dopo parecchio tempo ti accorgi che ce l'ha. Nel frattempo ha infettato a sua volta tutti quelli con cui è venuto a contatto, ai quali non sembrava che stesse così male...

La tesi che sostiene l'autore è quella ecologista classica. La colpa è tutta dell'uomo e delle sue attività contro la biodiversità, del mancato rispetto delle specie animali, oltre che, nel caso della SARS per lui, replicabile per il virus di Wuhan, delle deleterie abitudini alimentari cinesi di mangiare tutto quel che si muove, anche nel "selvatico" e del non controllo sui mercati di animali selvatici e su cosa questi vendono.

Il che ha una buona parte di verità. La specie umana tende a credersi padrona della terra, mentre, come dice il libro della Genesi, ne è soltanto l'amministratore. E dovrebbe comportarsi, sempre, a tutti i livelli da buon amministratore, o, come si dice nel diritto, almeno con la diligenza del buon padre di famiglia verso ogni specie di piante ed animali.
Ma non ne è il signore! Il Signore è Uno, è chi la terra l'ha creata e la mantiene in esistenza. Che l'uomo non ne sia il padrone e signore stanno a dimostrarlo, oltre ai cosiddetti "disastri naturali" (eruzioni, terremoti, maremoti, tsunami, ecc..., che fanno parte del naturale dinamismo del pianeta terra, che è creato, è vivente come l'essere umano), anche l'esistenza di piante e funghi velenosi, di animali che all'occorrenza l'uomo se lo mangiano, ed anche l'esistenza di microscopici organismi viventi come i virus, con la corona o senza, che sono in grado di sconvolgere in breve tempo l'esistenza umana.

Diciamo che come il peccato è la dimostrazione dell'essere malato dell'uomo nella sua dimensione spirituale, così le malattie sono la dimostrazione dell'essere malato dell'uomo nella sua dimensione corporale.
Possiamo e dobbiamo combattere entrambe le forme dell'essere malato, ma alla lunga l'ultima parola non tocca comunque a noi, ma, anche in questo caso, al Signore. Che tramite il Figlio, è il messaggio della Pasqua appena celebrata, ci ha assicurata la possibilità della vita eterna, ma in modalità che, finchè siamo su questa terra, non ci è dato di conoscere.

Ecco, questa parte è totalmente assente dal libro, e mi sento di riprendere a riguardo la critica che gli fa un'altra recensione, quella di Corrispondenza Romana, che in parte cito qui di seguito e di cui condivido la conclusione, riportata nell'ultimo capoverso del brano qui sotto: 

L’analisi di Quammen risulta parziale in quanto si svolge su un piano puramente scientifico, ignorando del tutto l’esistenza di un superiore e fondamentale piano soprannaturale. Il giornalista statunitense legge e analizza infatti la realtà unicamente con le lenti dello scienziato che escludono a priori cause e motivazioni che vadano oltre la asettica e fredda evidenza scientifica. Una prospettiva, in altre parole atea, che esclude Dio e qualsiasi motivazione trascendente da ogni fatto e accadimento naturale. 

Al contrario, la prospettiva cattolica ha sempre invitato l’uomo ad alzare lo sguardo oltre il limitato orizzonte terreno, ricordando come, calamità naturali, carestie, epidemie, guerre e altre catastrofi che, dalla notte dei tempi, affliggono l’umanità, non sono altro che ricorrenti e misericordiosi richiami di Dio ad un mondo che ha deciso di voltargli le spalle con l’illusione di poter fare a meno di Lui. 

Al di sopra dell’inquinamento ambientale che impatta sui nostri corpi mortali esiste infatti un ben più grave inquinamento morale nel quale oggi siamo immersi che colpisce direttamente le nostre anime immortali. In questo senso, non esiste vaccino o soluzione scientifica che tenga se non quello di invertire bruscamente la rotta e rimettere Dio al centro della nostra vita prima dell’arrivo del prossimo «Spillover».

domenica 19 aprile 2020

Pregare, fidare nello Spirito, annunciare il Vangelo con franchezza #OraEtLabora

4,31 Quand`ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.

4,31 καὶ δεηθέντων αὐτῶν ἐσαλεύθη ὁ τόπος ἐν ᾧ ἦσαν συνηγμένοι, καὶ ἐπλήσθησαν ἅπαντες ⸂τοῦ ἁγίου πνεύματος⸃, καὶ ἐλάλουν τὸν λόγον τοῦ θεοῦ μετὰ παρρησίας.

(Atti degli Apostoli)

Punto primo, pregare.

Punto secondo, fidare solo nello Spirito e nei suoi doni.

Punto terzo, annunciare la Parola di Dio con franchezza. Senza sconti, senza riduzioni, senza nessun accomodamento al mondo e con il mondo. Portando ogni giorno la nostra croce, completando in noi le sofferenze del Cristo. 

Sono le condizioni della salvezza. 

Amen.





sabato 18 aprile 2020

Domenica In Albis o della Misericordia? Di San Tommaso o Quasimodogeniti? #OraEtLabora

Un po' di storia dei nomi diversi assunti da questa che è la Seconda Domenica di Pasqua (la prima ovviamente è la Pasqua di Resurrezione che abbiamo celebrato la scorsa settimana).

La Domenica in albis è oggi più comunemente conosciuta come festa della misericordia, e cade nella seconda domenica di Pasqua, ovvero la domenica seguente a quella in cui si celebra tale festività. 

Nell’anno liturgico della Chiesa cattolica si tratta di un giorno dedicato alla devozione della divina Misericordia. È convinzione dei credenti cattolici che ricevere la Comunione durante questa giornata serva a liberarsi di tutte le pene. 

Nel messale del 1962, la giornata dedicata alla festa della misericordia viene appunto chiamata Domenica in albis, mentre in seguito al Concilio Vaticano II e la conseguente riforma liturgica tale giorno viene chiamato “seconda domenica di Pasqua” oppure “domenica dell’ottava di Pasqua”.

Tradotta letteralmente, la locuzione latina in albis (vestibus) sta a significare bianche (vesti). Agli albori della Chiesa, il battesimo era infatti impartito durante la Pasqua, di notte, e per l’occasione i battezzandi vestivano con una tunica bianca, che indossavano anche peri l resto della successiva settimana, fino (appunto) alla domenica dopo Pasqua. Da cui il modo di dire latino “in albis depositis o deponendis” ovvero “domenica in cui si ripongono le vesti bianche”, che ha portato tale giorno ad essere definito Domenica in albis. 

La Chiesa ortodossa a preferito a questo il nome di “domenica di San Tommaso”, dalla lettura del brano evangelico (Gv 20,26-29) che riporta l’incredulità di San Tommaso, mentre per il calendario luterano, è la “domenica Quasimodogeniti l’equivalente della nostra domenica in albis.

Giovanni Paolo II stabilì (nel 2000) che tale domenica venisse denominata “della divina Misericordia”, un titolo derivante dal suo legame con la figura di Faustina Kowalska, santa e mistica polacca. La preparazione a questa festa è la novena la Coroncina alla Divina Misericordia iniziando dal Venerdì Santo. La stessa santa Faustina riportò nel suo diario il desiderio di Cristo, apparso alla donna: “Desidero che la Festa della misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. […] Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto.”



venerdì 17 aprile 2020

Dio ci esalterà a tempo opportuno, se fidiamo solo in Lui! #OraEtLabora

Dio ci esalterà a tempo opportuno, se fidiamo solo in Lui!

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione (Sal 54, 23), perché egli ha cura di voi. 

Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.

E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. 

A lui la potenza nei secoli. Amen!

(1Pietro 5:6-11, Ufficio delle Letture del Sabato dell'Ottava di Pasqua)


Predichiamo con franchezza e fiducia! #OraEtLabora

Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa! Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. 

Perché: «Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto per fede vivrà; e se si tira indietro, l'anima mia non lo gradisce» .  

Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita .

Lettera agli Ebrei 10:35-39


giovedì 16 aprile 2020

Questo Gesù. Non un "altro" Gesù o un qualsiasi altro nome #OraEtLabora

Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «[...] Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Atti 4:11-12

Questo Gesù.
Questo Gesù rivelato nei Vangeli.
Questo e non un altro.
Questo Gesù che ha compiuto tutte le Scritture.
Questo Gesù che ha detto che c'è una sola Via, ed è quella percorsa da Lui, la via della Croce.
Questo Gesù che ha detto che c'è una sola Verità, ed è quella incarnata nella Sua Persona.
Questo Gesù che ha detto che c'è una sola Vita, ed è eterna, per grazia di Dio, del Padre che l'ha creata, del Figlio che l'ha rivelata nella sua pienezza, dello Spirito che la vivifica e sempre la vivificherà finché Dio stabilirà che continui ad esistere.


Questo Gesù, quello che ha detto che la vita è dono di Dio e solo Lui può decidere se, quando ed a chi toglierla. Perciò l'aborto è omicidio, l'eutanasia è omicidio, il sostegno al suicidio è complicità in un omicidio, il suicidio è un atto illecito, l'eugenetica è una pratica abominevole.

Questo Gesù che ha detto, ripetendo le parole del Padre, che l'uomo è creato maschio o femmina, che l'unica unione legittima e secondo natura tra gli uomini è quella tra maschio e femmina, perché solo quella è feconda e può essere aperta alla vita, secondo la benedizione che solo Dio può donare.
Perciò ogni altro tipo di unione è contro natura e contro la volontà di Dio, come ha ribadito l'apostolo Paolo. Perciò è illecito ricorrere ad artifici per generare la vita o per impedirne la nascita.


Questo Gesù, che è l'unico Nome sotto il quale vi è salvezza. Come hanno ribadito Pietro, Paolo e tutti gli apostoli. Perciò erra chi dice che chi crede ad altri dei, o dee, o idoli di qualsivoglia genere, o ha altri fedi, ha comunque la pienezza dei mezzi di salvezza. Ha comunque la possibilità di essere salvato dal Nostro Dio, che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti. Ma non ha la pienezza dei mezzi di salvezza. 
E guai se non li ha perché noi cristiani non evangelizziamo, non annunciamo, non amministriamo i sacramenti con la stessa ricchezza con cui ciò è stato fatto nei nostri confronti.
Guai a noi, perché a chi molto è stato dato, sarà richiesto molto di più. 


Questo Gesù salva. Non altri, edulcorati, scialbi, lassisti, come i tanti "Gesù" creati dal paganesimo, dall'ateismo, dai buonismi, dalla pigrizia di chi si crede credente, dalla paura di prendere su di sé, ogni giorno la propria Croce, dall'ipocrisia, dall'amore per il denaro, il potere, il piacere e le mille forme con cui il nemico di Dio cerca di pervertire la creazione e le creature. 

Guai a chi crede in un altro Gesù. Perché segue un fuoco fatuo. Non segue la Luce, ma una illusione. Amen. 


La Chiesa è familiare, non virtuale, non virale! La Chiesa è Presenza Reale! #OraEtLabora

Anche noi cristiani, nel nostro cammino di vita siamo in questo stato di camminare, di progredire nella familiarità con il Signore. Il Signore, potrei dire, è un po’ “alla mano”, ma “alla mano” perché cammina con noi, conosciamo che è Lui. Nessuno gli domandò, qui, “chi sei?”: sapevano che era il Signore. 
Una familiarità quotidiana con il Signore, è quella del cristiano. E sicuramente, hanno fatto la colazione insieme, con il pesce e il pane, sicuramente hanno parlato di tante cose con naturalità.
Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il pane.
Dico questo perché qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo che questo momento che stiamo vivendo, questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione, anche questa Messa, siamo tutti comunicati, ma non insieme, spiritualmente insieme. Il popolo è piccolo. C’è un grande popolo: stiamo insieme, ma non insieme. Anche il Sacramento: oggi ce l’avete, l’Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi, soltanto la Comunione spirituale. E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore lo permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre.
Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo – un bravo vescovo: bravo – e mi ha rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30 persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma, questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi. Quando lo troverò, gli domanderò. 
Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i Sacramenti, a non viralizzare il Popolo di Dio. La Chiesa, i Sacramenti, il Popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. 
E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo. La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, la familiarità con il Signore nei Sacramenti, in mezzo al Popolo di Dio. 
Loro hanno fatto un cammino di maturità nella familiarità con il Signore: impariamo noi a farlo, pure. Dal primo momento, questi hanno capito che quella familiarità era diversa da quello che immaginavano, e sono arrivati a questo. Sapevano che era il Signore, condividevano tutto: la comunità, i Sacramenti, il Signore, la pace, la festa.
Che il Signore ci insegni questa intimità con Lui, questa familiarità con Lui ma nella Chiesa, con i Sacramenti, con il santo popolo fedele di Dio.


martedì 14 aprile 2020

Il fiore del mandorlo e la zia Sara #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

La Messa del giorno presieduta da Papa Francesco è stata introdotta da una preghiera per gli anziani.

Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento.




L'omelia, sul Vangelo dei discepoli di Emmaus (Luca 24:13-35) si è incentrata sul tema della fedeltà di Dio, che precede la risposta fedele dell'uomo.

La fedeltà di Dio sempre ci precede e la nostra fedeltà sempre è risposta a quella fedeltà che ci precede. È il Dio che ci precede sempre. E il fiore del mandorlo, in primavera: fiorisce per primo.

Non ho potuto fare a meno di pensare a mia zia Sara, che per me è stata ed è una vera madre nella fede, di cui mi prendo cura da qualche anno, e che si trova oggi nella casa di riposo dove non possiamo vederci per le disposizioni legate al coronavirus. Ci sentiamo ogni due giorni per telefono, ma non è certo la stessa cosa.

Da lei, come dai miei genitori, ho imparato a credere con fede, con fiducia e prego senza smettere per lei, per la sua salute, perché quando sarà il suo tempo, quel Signore che ha tanto amato e tanto ama la stringa senza smettere tra le sue braccia. Come lei fa ogni giorno, con il suo Vangelo sempre in tasca, con la sua corona del Rosario che ha sempre per le mani. Ho preso da lei...




Solo Cristo salva, solo Cristo deve essere annunciato #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

4,11 Questo [Gesù] è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo.
4,11 οὗτός ἐστιν ὁ λίθος ὁ ἐξουθενηθεὶς ὑφ’ ὑμῶν τῶν ⸀οἰκοδόμων, ὁ γενόμενος εἰς κεφαλὴν γωνίας.

4,12 In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati".
4,12 καὶ οὐκ ἔστιν ἐν ἄλλῳ οὐδενὶ ἡ σωτηρία, ⸀οὐδὲ γὰρ ὄνομά ἐστιν ἕτερον ⸂ὑπὸ τὸν οὐρανὸν⸃ τὸ δεδομένον ἐν ἀνθρώποις ἐν ᾧ δεῖ σωθῆναι ἡμᾶς.

Trattasi della lettura breve dell'Ora Media Terza, tratta dal capitolo 4 del libro degli Atti degli Apostoli. Solo Cristo salva, solo il nome di Gesù. Qualunque altro nome, invocato da qualsiasi uomo o donna, anche in buona fede, non salva, non dà salvezza.

Perciò noi, dalla Maddalena in poi, abbiamo il dovere, il compito di annunciare senza sosta il nome di Gesù, il suo Vangelo di salvezza, perchè tutti abbiano i pieni mezzi di salvezza. 

Certo, Dio può salvare chi vuole, anche chi, senza colpa, non ha mai sentito parlare di lui, non ha mai ascoltato il suo annuncio. Ma ne chiederà conto a noi, del perché non abbia potuto farlo, del perché non gli sia stato annunciato. 

Molti oggi confondono il dovere dell'annuncio, il dovere della predicazione, con il "fare proselitismo", con l'essere quasi "cattivi", con l'essere aggressivi. E' vero l'opposto. La vera cattiveria è sapere che c'è salvezza solo nel Cristo e non annunciarlo, con coraggio, continuità e franchezza, con parresia

Invece preferiamo annunciare noi stessi, le nostre buone opere, le nostre buone pratiche... Esaminiamo la nostra coscienza. Facciamo quanto possibile per annunciare Gesù? Crediamo davvero che solo Gesù salva? O ancora continuiamo nella pia e perversa illusione che ci salvi il nostro presunto "essere buoni"?


lunedì 13 aprile 2020

Al mattino fammi udire la tua bontà, perché in te confido... #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

“Al mattino fammi udire la tua bontà, perché in te confido; fammi conoscere la via da seguire, perché io elevo l’anima mia a te”
(Salmo 143:8)

Ogni mattino è come un nuovo inizio. Le giornate segnano il limite delle nostre preoccupazioni e fatiche: “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” ( Mt 6:34). E ancora: “mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce" (Giacomo 4:14).

Ogni giornata è abbastanza lunga per cercare Dio, ma anche per perderlo, per rimanere fedeli o per cadere nel peccato. Il Signore creò il giorno e la notte affinché non camminassimo in una realtà senza confini, ma vedessimo davanti a noi, ogni mattino, il traguardo della sera.

Come sorge il sole ogni mattino, così la sua misericordia si rinnova ogni giorno: “È una grazia del Signore che non siamo stati interamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite, si rinnovano ogni mattina!” (Lam. 3:22-23). Il mattino è come un dono che Dio ci fa ogni giorno!

Nella Bibbia il mattino è un momento prezioso e significativo; è l’ora dell’aiuto di Dio alla sua Chiesa: “Dio si trova in essa: non potrà vacillare. Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino” (Salmo 46:5); è un momento di speranza dopo il pianto della sera : “La sera ci accompagna il pianto, ma la mattina viene la gioia” (Salmo 30:5). Il mattino è il momento in cui YHWH ha distribuito la manna ai nostri padri nel deserto: “Al tramonto mangerete carne e domani mattina sarete saziati di pane e conoscerete che io sono il Signore, il vostro Dio” (Esodo 16:12).

È al mattino, anzi all’alba che Gesù sceglie di pregare: “Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, e uscì e se ne andò in un luogo deserto; la’ pregava” ( Marco 1:35). É di mattina che Il Padre sceglie di risuscitare il Figlio, di mattino le donne lo incontrano vittorioso sui legami della morte (Gv 21:4).

Tutti gli uomini di Dio sanno che la mattina devono alzarsi presto, il sonno non può trattenerli, prima che il mondo si svegli loro dovranno ricevere da Dio la comunione che li renderà strumenti durante le ore successive.

Nelle prime ore della giornata non pensiamo subito ai nostri programmi, alle preoccupazioni, al lavoro...alziamoci di buon mattino per attraversare il velo squarciato del luogo santissimo. Sediamoci alla mensa eterna della sua Parola, beviamo alla fonte dello Spirito. Prima che il cuore e la mente sia aprano al mondo, apriamoci davanti al Padre. Prima che l’orecchio ascolti infinite voci, ascoltiamo i consigli utili che ci vengono dall’eternità.

Il mattino è la primizia che dobbiamo offrire a Dio! Ogni giornata ha la sua primizia, il mattino è la nostra decima! Prima della colazione viene il pane disceso dal cielo, prima del lavoro viene la nostra consacrazione quotidiana.

Tranquilli, il diavolo vi dirà che è tempo perso....lui sa che una giornata vissuta con le prime ore del mattino offerte al Signore diventa un pericolo serio per il suo regno. I suoi combattimenti, i sui attacchi, le sue frecce, le sue tentazioni non avranno la stessa forza con il credente che prega, a differenza di quei cristiani che iniziano la giornata disarmati, senza benedizione, provati fin dalle prime ore del giorno.

Prega al mattino, sii deciso nel farlo anche quando l’animo è indisposto. Sforzati, combatti affinché non ti siano tolte né dalla pigrizia, né dal sonno, né dalla stanchezza, le primizie che Dio riversa dal cielo su chi Lo cerca fin dalle prime ore dell’alba!
Le tue giornate saranno diverse, la tua preghiera sarà il motore per una giornata interamente benedetta. Inizia subito, non lasciare che il Signore ti aspetti invano ogni mattino. All’alba lo troverai bussare alla tua porta, non tardare, aprigli il tuo cuore:

“Aprimi, sorella mia, amica mia, colomba mia, mia perfetta! Io mi sono tolta la gonna, come me la rimetterei ancora? Mi sono lavata i piedi, come li sporcherei ancora? L’amico mio ha passato la mano per la finestra, il mio amore si è agitato per lui. Mi sono alzata per aprire al mio amico, e le mie mani hanno stillato mirra, le mie dita mirra liquida, sulla maniglia della serratura. Ho aperto all’amico mio, ma l’amico mio si era ritirato, era partito”
(Cantico dei cantici 5: 2-6).

Al mattino fammi udire la tua grazia!

(Meditazione del fratello pastore Gennaro Chiocca, ne condivido anche le virgole...)


Piene di grazia, annunciate! #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Per lo studio biblico quotidiano di oggi, come ieri ho scelto di concentrarmi sul brano del Vangelo del giorno, in particolare sulla prima parte di esso, i versetti da 8 a 10 del Vangelo di Matteo.
Di nuovo si parte dal sepolcro, dal μνημεῖον.

Il testo di Matteo 28:8-10

28,8 Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l`annunzio ai suoi discepoli.
28,8 καὶ ⸀ἀπελθοῦσαι ταχὺ ἀπὸ τοῦ μνημείου μετὰ φόβου καὶ χαρᾶς μεγάλης ἔδραμον ἀπαγγεῖλαι τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ.

28,9 Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono.
28,9 ⸀καὶ ⸀ἰδοὺ Ἰησοῦς ⸀ὑπήντησεν αὐταῖς λέγων· Χαίρετε· αἱ δὲ προσελθοῦσαι ἐκράτησαν αὐτοῦ τοὺς πόδας καὶ προσεκύνησαν αὐτῷ.

28,10 Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
28,10 τότε λέγει αὐταῖς ὁ Ἰησοῦς· Μὴ φοβεῖσθε· ὑπάγετε ἀπαγγείλατε τοῖς ἀδελφοῖς μου ἵνα ἀπέλθωσιν εἰς τὴν Γαλιλαίαν, κἀκεῖ με ὄψονται.

Di nuovo si parte dal sepolcro, dal μνημεῖον,  ma stavolta c'è una differenza. Perché le donne, al versetto 7, immediatamente precedente, erano state invitate dall'angelo ad affrettarsi ad abbandonarlo, il sepolcro per, piuttosto, annunciare il Risorto. Annunciare il Risorto, non il sepolcro vuoto, il tema di ieri.

E le donne aderiscono all'invito, e lo fanno in fretta (ταχὺ, velocemente, da cui il nostro sostantivo tachimetro come misuratore di velocità).

Come lo fanno? Lo fanno "con timore e gioia grande", "μετὰ φόβου καὶ χαρᾶς μεγάλης". Dal primo termine greco viene il nostro fobia, mentre χαρᾶς di solito viene tradotto con grazia. Ed a mio parere forse era più il caso di tradurre anche qui "con timore e grande grazia". O, se preferite "con timore e piene di grazia".

Cosa vi ricorda? A me il saluto angelico a Maria: "Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te" ("Χαῖρε, κεχαριτωμένη, ὁ κύριος μετὰ ⸀σοῦ."). Anche Maria, del resto, come le donne del Vangelo del giorno, ebbe paura, "rimase turbata".

E come nel saluto angelico interviene l'angelo, il messaggero del Signore, il Signore stesso che parla che, passo dopo passo, spiega a Maria il senso di quello che stava ascoltando, anche nel brano del Vangelo di oggi all'improvviso compare il Signore, Risorto stavolta, a fugare con la Sua presenza quel timore, quella paura, quella fobia. 

Ed il Signore Risorto usa con loro, usa con le donne lo stesso angelico saluto, solo al plurale, giacché trattasi di più di una donna: "Χαίρετε·" che significa letteralmente "Rallegratevi!" più che la pavida, ed a mio personale parere un poco insipida traduzione CEI sia 1974 che 2008 "Salute a voi!".

Il tutto mi appare più che comprensibile. Come Maria, per quanto ne sappiamo, non aveva mai visto un angelo, e non sapeva come si potesse rimanere gravida senza conoscere un uomo, così le donne del Vangelo di oggi, non potevano certo sapere come potesse avvenire una resurrezione. Se pure fossero state testimoni (faccio delle mere ipotesi ovviamente) della resurrezione di Lazzaro, beh, in quel caso avevano visto degli uomini in carne ed ossa che, su ordine di Gesù, rotolavano via la pietra del sepolcro, poi tiravano fuori il cadavere che aveva già iniziato a decomporsi; poi avevano visto che lo sbendavano; e subito dopo Lazzaro era lì, lo vedevano, ci parlavano, lo potevano toccare. Invece qui era diverso. Il sepolcro era vuoto. E chi aveva rotolato via la pietra? E dov'era finito il corpo di Gesù?

Perciò appare il Risorto. Appare con forza, all'improvviso. Con forza, dico, perché lo dice il testo, tre verbi all'imperativo, tre comandi dati alle donne! 

"Μὴ φοβεῖσθε· (1) ὑπάγετε (2) ἀπαγγείλατε (3)..."

Ovvero:

"Non temete! (1) Andate (2) annunciate (3)..."

Il Signore, come aveva fatto l'angelo con Maria, carica di grazia le donne, molto, ma molto più ricettive degli uomini, e conferma loro il mandato che esse avevano già ricevuto dall'angelo al sepolcro vuoto. 

Prima di tutto con uno dei "leit motive" di tutta la Scrittura, il biblicissimo "Non temere!" ("Μὴ φοβοῦ, Μαριάμ", "Non temere Maria"). 
Poi con un chiarissimo mandato all'annuncio, dove torna la radice della parola "angelo". Perché ora sono le donne testimoni del Risorto ad avere la funzione dell'angelo, la funzione dell'annuncio: "ἀπαγγείλατε", "annunciate".

E, per tornare alla scena dell'Annunciazione, come Maria, ricevuto l'annuncio, parte in fretta ("μετὰ σπουδῆς", "con entusiasmo", "con sollecitudine") per recarsi dalla cugina Elisabetta, così le donne, che già si erano mosse "ταχὺ", "subito", "con velocità", senza cincischiare troppo, obbedendo al Risorto senza discutere, al versetto successivo "quelle" sono già "per via", "in marcia", "in cammino" ("Πορευομένων δὲ αὐτῶν")... 

Un'ultima notazione. Nel Vangelo di Luca Maria svolge entrambe le parti. Dice Luca che "Ἀναστᾶσα δὲ Μαριὰμ ... ἐπορεύθη ... μετὰ σπουδῆς". 

Le nostre traduzioni rendono con "si alzò Maria ... si mise in viaggio ... in fretta". Ma chi conosce il greco avrà notato che si usa per indicare il mettersi in piedi di Maria la parola "Ἀναστᾶσα", che viene usata per indicare la Resurrezione, che in greco suona come "Anastasis".

Non è un caso, non c'è nulla lasciato al caso nella Parola di Dio. Il fatto indica che Maria, riempita di grazia come nessun altra creatura umana, nel suo primo atto compiuto in obbedienza alla parola dell'angelo, già partecipa della Resurrezione di quel Figlio che porta in grembo da pochissimo, da poche ore. Il Figlio tocca Maria nel suo grembo, nel suo interno, nel suo utero, e la fa Risorta, la mette in piedi, la fa agire. Così come le donne del Vangelo toccano i piedi del Risorto, lo adorano, ossia lo riconoscono come tale, e partono senza indugio, con la stessa sollecitudine della Madre di Dio. 

Noi cosa aspettiamo a metterci in cammino?


domenica 12 aprile 2020

Crediamo nel Risorto e non nel sepolcro #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Per lo studio biblico quotidiano oggi, domenica di Pasqua, leggevo e rileggevo il brano del Vangelo di Giovanni letto oggi durante la liturgia, Giovanni 20:1-9. Usando il testo greco, ho fatto caso che per ben 5 volte in 9 versetti compare la parola "mnemeion", tradotta correttamente come "sepolcro".

"Mnemeion" letteralmente indica un segno, un monumento funebre, un cippo, qualcosa che ci indica la memoria di una persona. Cinque volte in 9 versetti sono tante, specie se considerate che, se arrivate con la lettura al versetto 11, le occorrenze della parola divengono 7 (14 nell'intero Vangelo di Giovanni, la metà quindi in questi 11 versetti, 35 in tutto il Nuovo Testamento). 

Deve essere qualcosa di importante che vuole comunicarci questo fatto. E a ben vedere lo è. E' proprio il fatto che noi non dobbiamo credere alla Resurrezione, banalmente, perché il sepolcro è vuoto, ossia perché il sepolcro c'è, c'è la pietra, c'è questa rotolata via, ci sono le bende ed il sudario, la sindone, il lenzuolo funebre. 

Di "mnemeion" ce n'è più di uno ma non sono rilevanti. Tanto è vero che l'evangelista Giovanni ci dice che Pietro e l'altro discepolo che erano arrivati prima "non avevano infatti ancora capito la Scrittura: che egli doveva risuscitare dai morti".

Non capiscono, credono alla donna perché è impossibile non crederle, il corpo non c'è più. Ma non c'è ancora la fede nella Resurrezione, e lo stesso vale, nei versetti più avanti per Maria. Che vede i due angeli biancovestiti, poi vede una seconda figura, ma non riconosce ancora in questa Gesù. Gli chiede se lo ha preso lui e dove lo ha portato, dove insomma ha messo un nuovo "mnemeion" perchè lei potesse ritrovarlo. 

Allora Gesù la chiama per nome, e Maria di colpo lo riconosce, e subito cerca di toccarlo, cerca un suo personale "mnemeion". Ma Gesù non glielo permette, le dice di andare e di riferire un suo messaggio agli altri. 

Cessa il pianto di Maria e la parola "mnemeion" scompare dal rimanente testo greco del Vangelo di Giovanni. Perché noi non siamo chiamati a celebrare il sepolcro, a celebrare delle bende, un lenzuolo, un cippo funebre, nemmeno il semplice ricordo di un tocco, di una carezza. Noi crediamo di sapere, da secoli, quale sia il "Santo Sepolcro" ma se anche non lo sapessimo nulla cambierebbe per la nostra fede. Un credente non ha bisogno delle conferme dell'archeologia!

Noi siamo chiamati, come Maria, a riconoscere che abbiamo visto il Signore, ed a ripetere quanto egli ci ha detto, attraverso la Scrittura ed una ininterrotta catena di testimoni.

Di sepolcri, pieni o vuoti che siano, è pieno il mondo, e sempre lo sarà fino all'ultimo dei giorni. In questi giorni ne stiamo vedendo tanti di sepolcri, anche improvvisati, anche non benedetti, anche senza segni esterni di riconoscimento, senza "mnemeion". 

Ma noi crediamo ed annunciamo il Risorto, crediamo ed annunciamo la sua vittoria sulla morte, che diventa anche la nostra, e quella dei nostri congiunti, delle nostre sorelle e dei nostri fratelli. 

"Chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu a ciò?" (Giovanni 11:26).



La Resurrezione si impone alla Chiesa #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.


Giovanni 20:1-9



La Pasqua è arrivata a noi attraverso gli occhi e la fede delle donne che avevano seguito Gesù, in un'alba ricca di sorprese, di corse, di paure. Maria di Magdala e Maria di Giacomo escono di casa nell'ora tra il buio e la luce, appena possibile, con l'urgenza di chi ama. E andarono a visitare la tomba. A mani vuote, semplicemente a visitare, vedere, guardare, soffermarsi, toccare la pietra. 

Ed ecco ci fu un gran terremoto e un angelo scese: concorso di terra e di cielo, e la pietra rotola via, non perché Gesù esca, ne è già uscito, ma per mostrarlo alle donne: venite, guardate il posto dove giaceva. Non è un sepolcro vuoto che rende plausibile la risurrezione, ma incontrare Lui vivente, e l'angelo prosegue: So che cercate Gesù, non è qui! 

Che bello questo: non è qui!
C'è, esiste, vive, ma non qui

Va cercato fuori, altrove, diversamente, è in giro per le strade, è il vivente, un Dio da cogliere nella vita. Dovunque, eccetto che fra le cose morte. È dentro i sogni di bellezza, in ogni scelta per un più grande amore, dentro l'atto di generare, nei gesti di pace, negli abbracci degli amanti, nel grido vittorioso del bambino che nasce, nell'ultimo respiro del morente, nella tenerezza con cui si cura un malato. 

Alle volte ho un sogno: che al Santo Sepolcro ci sia un diacono annunciatore a ripetere, ai cercatori, le parole dell'angelo: non è qui, vi precede. È fuori, è davanti. Cercate meglio, cercate con occhi nuovi. Vi precede in Galilea, là dove tutto è cominciato, dove può ancora ricominciare. L'angelo incalza: ripartite, Lui si fida di voi, vi aspetta e insieme vivrete solo inizi. 

Vi precede: la risurrezione di Gesù è una assoluta novità rispetto ai miracoli di risurrezione di cui parla il Vangelo. Per Lazzaro si era trattato di un ritorno alla vita di prima, quasi un cammino all'indietro. Quella di Gesù invece è un cammino in avanti, entra in una dimensione nuova, capofila della lunga migrazione dell'umanità verso la vita di Dio. 

La risurrezione non è un'invenzione delle donne. Mille volte più facile, più convincente, sarebbe stato fondare il cristianesimo sulla vita di Gesù, tutta dedita al prossimo, alla guarigione, all'incoraggiamento, a togliere barriere e pregiudizi. Una vita buona, bella e felice, da imitare. Molto più facile fondarlo sulla passione, su quel suo modo coraggioso di porsi davanti al potere religioso e politico, di morire perdonando e affidandosi. 

La risurrezione, fondamento su cui sta o cade la Chiesa (stantis vel cadentis ecclesiae) non è una scelta degli apostoli, è un fatto che si è imposto su di loro. Il più arduo e il più bello di tutta la Bibbia. E ne ha rovesciato la vita.

(Padre Ermes Ronchi, Pasqua 2020)


La lettura di Pasqua #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Stamani, senza la compagnia ormai quotidiana del Papa, che oggi celebra alle undici anzichè alle sette, come mi è più consono dai tempi del Seminario (ai miei tempi, Messa con omelia alle sei e mezzo del mattino, poi ancora c'è chi mi chiede come mai mi alzo così presto la mattina...), ho celebrato la messa di Pasqua. 

Nel mio vecchio Messale della Marietti (classe 1984!) c'era la possibilità di variare la seconda lettura e l'ho fatto. Ho letto un brano dalla prima lettera ai Corinti, al capitolo 5. 

Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. (versetti 7 e 8)

Se vi leggete tutto il capitolo, si parla qui non solo della propria santificazione, della propria purificazione personale, del fare le pulizie di Pasqua dentro noi stessi, del gettare vizi e vizietti alle ortiche per essere, noi stessi, creature nuove; ma si fa un chiaro riferimento alla comunità cristiana, di Corinto ovviamente ma vale per ogni comunità cristiana.

Paolo dice chiaramente, lo sottolinea nel capitolo, che qui non si parla degli idolatri e degli impuri che sono fuori, degli "impudichi" che sono fuori, che vanno comunque chiamati ed invitati alla conversione. Ma si fa esplicito riferimento al fatto che la comunità deve guardarsi dentro, come ogni singolo cristiano, e, a costo di rimanere in pochi, deve denunciare chiaramente e gettar fuori gli impudichi che sono dentro.

Vale la pena riportare tutto il brano. 

1 Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. 2 E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! 3 Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: 4 nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, 5 questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinchè il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.

Evitare i cattivi cristiani 6 Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un pò di lievito fa fermentare tutta la pasta? 7 Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 8 Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. 9 Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. 10 Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11 Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. 12 Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? 13 Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!

Perchè questa lettura a Pasqua? E quando mai sarebbe più adatta? Perchè possa avvenire la Resurrezione, occorre che la pietra che "tappa" il sepolcro sia spostata, tolta, rimossa.
Così, perchè una comunità possa dirsi pienamente cristiana, non deve tollerare che le pietre del cattivo esempio, della falsa testimonianza, dei comportamenti di peccato vengano anche semplicemente tollerati al suo interno. Nemmeno, dice Paolo, dovete mangiarci insieme! Al resto, a chi è fuori, come al giudizio definitivo su tutti noi, ci penserà Dio, li giudicherà Dio. Ma se volete che la vostra testimonianza splenda, se volete essere luce, come il Signore vi ha chiesto, dovete togliere di mezzo a voi le tenebre e chi con le tenebre sceglie di vivere, in parte o del tutto. 

Grida Paolo! Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 8 Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. 

Guardiamoci dentro allora, guardiamo dentro la nostra comunità, dentro le nostre famiglie, dentro le nostre chiese domestiche. E le pulizie di Pasqua che i nostri fratelli ebrei fanno in particolare prima di celebrare Pesach, che noi dovremmo aver fatto durante il tempo di Quaresima, facciamole ora, in questi giorni di Pasqua, fino alla Pentecoste. Che lo Spirito ci trovi davvero nuovi, rinnovati, azzimi, sinceri e veri nei nostri propositi. 

Amen.






sabato 11 aprile 2020

Pasqua con i tuoi #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Pasqua con i tuoi?

Un noto proverbio italiano dice in verità che il Natale lo passi con i tuoi, Pasqua invece "con chi vuoi", con chi ti pare. Perchè la distorsione del concetto di festa cristiana ha fatto sì che da sempre, qui in Italia, ma non solo, il Natale sia sempre stato vista come la festa da passare in famiglia, "con i tuoi appunto".

Perchè? Perchè è la festa della Santa Famiglia di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e del bambino Gesù, quindi il richiamo alla famiglia ristretta, o alla famiglia chiesa domestica è diretto, diciamo così. E poi perchè nel nostro emisfero il Natale capita d'inverno, e di solito il tempo non invoglia certo ad uscire a a fare gite fuori porta.

Natale, anzi, al contrario, è tempo di stare chiusi in casa, di accendere il camino o i riscaldamenti (chi li ha ovviamente...), di guardare film o leggere storie e libri sul divano, sotto le coperte, di farsi i regali.

Poi diciamocela tutta. Salvo rarissime eccezioni (che sono però per l'appunto eccezioni e che "confermano la regola"), tutti festeggiano quando nasce un bambino. Non è così difficile.

Passiamo allora alle "dolenti note". Pasqua con chi vuoi. Perchè?

Primo perchè, per la distorsione delle feste cristiane di cui scrivevo sopra, Pasqua, che è l'evento fondante della fede cristiana, è finito per passare, nella coscienza della maggioranza dei credenti e non, in secondo piano.

Quindi, anche io, vissuto in una famiglia di credenti, me lo ricordo, se erano "tassative" la Messa di Natale in parrocchia o casa dei nonni, a Trastevere, e il pranzo di Natale, nel mio caso sempre a casa dei nonni e della zia Sara, erano assai meno stringenti i vincoli per la Pasqua.

La veglia pasquale, si, se proprio ci volevi andare potevi (mentre la Messa di mezzanotte a Natale, guai se mancavi!). Il giorno di Pasqua a Messa ci andavi, ma se poi nel pomeriggio volevi uscire, andare in gita, o fare altro, potevi senza tanti problemi.

Così è stato per me, che sono tuttora convinto di non essere un "marziano".

Ho dovuto, nel mio caso, rinascere di nuovo, riscoprire l'importanza della fede, la fondatezza di essa per la mia vita (lo devo al catechismo di don Ambrogio Spreafico per la cresima, ricevuta da adulto, a quasi 19 anni, a Santa Maria in Trastevere, curiosamente anche questa, come l'Eucaristia, assieme a mia sorella Laura) per riscoprire la centralità della Pasqua.

Perchè questa difficoltà a vivere la Pasqua come fondante, a farla passare in secondo piano? Beh io credo che sia davvero più "difficile" come festa. Perchè se a Natale si festeggia la vita di un bimbo che nasce, e tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza concreta di un bimbo che nasce (anche io ho assistito al parto di mia figlia Sara), chi di noi può dire di aver avuto una esperienza umana, concreta, visibile, di resurrezione? Ammettiamoli, molti meno, e quasi nessuno creduto di quelli che dicono di averla avuta.

E la resurrezione cristiana in più ha una ulteriore difficoltà, che necessità della morte, e della morte di croce, di una morte terribile, per essere compresa. Insomma, se a Natale festeggi una nascita, a Pasqua festeggi una morte, una morte di croce, prodroma della successiva resurrezione. Molto più complicato.

Non che il parto, la nascita, non comporti dolore. Anzi. Sappiamo che una donna che partorisce, nella maggioranza dei casi, sopporta dei livelli di dolore altissimi, come se la squarciassero in tanti casi (credetemi, in sala parto al San Filippo Neri, ho sentito delle urla che non potete immaginare se non le avete sentite anche voi), ma poi, come dice la Scrittura, subentra una gioia tale, mista ad ossitocina!, che la stessa partoriente si dimentica tutto, presa com'è dalla gioia del dover accudire al figlio che è nato.

Mentre la morte è la morte. Interrompe un ciclo di vita, quella terrena, di cui pensiamo di sapere più o meno tutto (mentre in verità ne sappiamo pochissimo!) e dà inizio ad una fase nuova, di cui siamo destinati a non saper nulla fino alla nostra, di morte terrena, ed alla conseguente resurrezione. Con in più il pensiero del giudizio ultraterreno. Checchè ne dicono, ci credono anche quelli che si professano orgogliosamente atei su questa terra. Credetemi, ne ho confessati o ascoltati in punto di morte diversi, mentre ero in ospedale per assistere prima mio padre, poi mia madre.

La morte è la morte. E non ci può essere resurrezione senza la morte. Ma la morte è così difficile da festeggiare, quasi disumano. Sono davvero pochi, pochissimi, si contano sulla punta delle dita, i conoscenti che non ne abbiano paura, o che diano alla futura resurrezione (dovrebbe farlo ogni cristiano!) più importanza che ad essa.
Perciò, "Pasqua con chi vuoi", perciò la smania della gita fuori porta, pure in tempi di coronavirus!!!, la fuga dalla famiglia ristretta per andare in giro con gli amici, l'ansia di bruciare qualcosa, che sia anche semplicemente una salsiccia sulla brace (di solito molte di più).

Perchè dentro di noi vogliamo fuggire dal pensiero della morte, vorremmo bruciarla, escluderla dalla nostra vita. E ci ingozziamo di agnelli ed abbacchi, secondo me, non tanto perchè "lo hanno fatto gli ebrei" (che la stragrande maggioranza manco lo sa ed in realtà manco lo hanno fatto, uno a famiglia allargata, non dieci chili di costine, e poi giù di erbe amare!) ma perchè crediamo, così facendo, di esorcizzare una morte che potrebbe arrivare domani, anche se magari siamo giovani,vitali e saltellanti come un agnellino nato da poco tempo. Ma la morte, lo sappiamo anche se non ce lo diciamo certo tutti i giorni, non guarda in faccia nessuno. La pandemia, il coronavirus, quest'anno ce lo ricorda in modo così chiaro... Certo, la maggioranza dei morti sono gli agnelli del nostro tempo. Gli anziani, magari abbandonati in qualche struttura o residenza. Ma muoiono anche, pochi ma muoiono, bambini, o ragazzi. O quelli che si occupano degli altri, agnelli sacrificali come medici ed infermieri, volontari e sacerdoti in cura d'anime.

Beh, quest'anno abbiamo di che riflettere. Perchè, incoscienti ed impauriti, idioti a parte (penso alle foto di quelli in coda ieri sulla Pontina, per andare al mare Pasqua e Pasquetta...), quest'anno è Pasqua che la maggior parte di noi passa con i suoi!

Il che ci costringerà a riflettere, a pensare, su come viviamo, con chi viviamo, perchè ci viviamo, perchè ci siamo scelti; oltre che spingerci a pregare, riflettere, sulla vita e sulla morte, specie se a morire in questa pandemia è qualcuno che conosciamo, di cui sappiamo, un parente, un amico, un conoscente.

Pasqua con i nostri. Potrebbe essere bellissimo in realtà, se tra i nostri c'è lui, il Cristo Crocifisso e Risorto.

Vale la pena di pensarci e pregarci sopra, io credo.
Amen.




Cristificazione

 Occorre "cristificarsi", diceva Giacomo Alberione. Cosa significa "cristificarsi"?  Non certo, io credo, semplicemente ...