domenica 12 aprile 2020

Crediamo nel Risorto e non nel sepolcro #OraEtLabora #SurrexitDominusVere #Alleluia

Per lo studio biblico quotidiano oggi, domenica di Pasqua, leggevo e rileggevo il brano del Vangelo di Giovanni letto oggi durante la liturgia, Giovanni 20:1-9. Usando il testo greco, ho fatto caso che per ben 5 volte in 9 versetti compare la parola "mnemeion", tradotta correttamente come "sepolcro".

"Mnemeion" letteralmente indica un segno, un monumento funebre, un cippo, qualcosa che ci indica la memoria di una persona. Cinque volte in 9 versetti sono tante, specie se considerate che, se arrivate con la lettura al versetto 11, le occorrenze della parola divengono 7 (14 nell'intero Vangelo di Giovanni, la metà quindi in questi 11 versetti, 35 in tutto il Nuovo Testamento). 

Deve essere qualcosa di importante che vuole comunicarci questo fatto. E a ben vedere lo è. E' proprio il fatto che noi non dobbiamo credere alla Resurrezione, banalmente, perché il sepolcro è vuoto, ossia perché il sepolcro c'è, c'è la pietra, c'è questa rotolata via, ci sono le bende ed il sudario, la sindone, il lenzuolo funebre. 

Di "mnemeion" ce n'è più di uno ma non sono rilevanti. Tanto è vero che l'evangelista Giovanni ci dice che Pietro e l'altro discepolo che erano arrivati prima "non avevano infatti ancora capito la Scrittura: che egli doveva risuscitare dai morti".

Non capiscono, credono alla donna perché è impossibile non crederle, il corpo non c'è più. Ma non c'è ancora la fede nella Resurrezione, e lo stesso vale, nei versetti più avanti per Maria. Che vede i due angeli biancovestiti, poi vede una seconda figura, ma non riconosce ancora in questa Gesù. Gli chiede se lo ha preso lui e dove lo ha portato, dove insomma ha messo un nuovo "mnemeion" perchè lei potesse ritrovarlo. 

Allora Gesù la chiama per nome, e Maria di colpo lo riconosce, e subito cerca di toccarlo, cerca un suo personale "mnemeion". Ma Gesù non glielo permette, le dice di andare e di riferire un suo messaggio agli altri. 

Cessa il pianto di Maria e la parola "mnemeion" scompare dal rimanente testo greco del Vangelo di Giovanni. Perché noi non siamo chiamati a celebrare il sepolcro, a celebrare delle bende, un lenzuolo, un cippo funebre, nemmeno il semplice ricordo di un tocco, di una carezza. Noi crediamo di sapere, da secoli, quale sia il "Santo Sepolcro" ma se anche non lo sapessimo nulla cambierebbe per la nostra fede. Un credente non ha bisogno delle conferme dell'archeologia!

Noi siamo chiamati, come Maria, a riconoscere che abbiamo visto il Signore, ed a ripetere quanto egli ci ha detto, attraverso la Scrittura ed una ininterrotta catena di testimoni.

Di sepolcri, pieni o vuoti che siano, è pieno il mondo, e sempre lo sarà fino all'ultimo dei giorni. In questi giorni ne stiamo vedendo tanti di sepolcri, anche improvvisati, anche non benedetti, anche senza segni esterni di riconoscimento, senza "mnemeion". 

Ma noi crediamo ed annunciamo il Risorto, crediamo ed annunciamo la sua vittoria sulla morte, che diventa anche la nostra, e quella dei nostri congiunti, delle nostre sorelle e dei nostri fratelli. 

"Chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu a ciò?" (Giovanni 11:26).



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