Per lo studio biblico quotidiano di oggi, come ieri ho scelto di concentrarmi sul brano del Vangelo del giorno, in particolare sulla prima parte di esso, i versetti da 8 a 10 del Vangelo di Matteo.
Di nuovo si parte dal sepolcro, dal μνημεῖον.
Il testo di Matteo 28:8-10
28,8 Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l`annunzio ai suoi discepoli.
28,8 καὶ ⸀ἀπελθοῦσαι ταχὺ ἀπὸ τοῦ μνημείου μετὰ φόβου καὶ χαρᾶς μεγάλης ἔδραμον ἀπαγγεῖλαι τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ.
28,9 Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono.
28,9 ⸀καὶ ⸀ἰδοὺ Ἰησοῦς ⸀ὑπήντησεν αὐταῖς λέγων· Χαίρετε· αἱ δὲ προσελθοῦσαι ἐκράτησαν αὐτοῦ τοὺς πόδας καὶ προσεκύνησαν αὐτῷ.
28,10 Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
28,10 τότε λέγει αὐταῖς ὁ Ἰησοῦς· Μὴ φοβεῖσθε· ὑπάγετε ἀπαγγείλατε τοῖς ἀδελφοῖς μου ἵνα ἀπέλθωσιν εἰς τὴν Γαλιλαίαν, κἀκεῖ με ὄψονται.
Di nuovo si parte dal sepolcro, dal μνημεῖον, ma stavolta c'è una differenza. Perché le donne, al versetto 7, immediatamente precedente, erano state invitate dall'angelo ad affrettarsi ad abbandonarlo, il sepolcro per, piuttosto, annunciare il Risorto. Annunciare il Risorto, non il sepolcro vuoto, il tema di ieri.
E le donne aderiscono all'invito, e lo fanno in fretta (ταχὺ, velocemente, da cui il nostro sostantivo tachimetro come misuratore di velocità).
Come lo fanno? Lo fanno "con timore e gioia grande", "μετὰ φόβου καὶ χαρᾶς μεγάλης". Dal primo termine greco viene il nostro fobia, mentre χαρᾶς di solito viene tradotto con grazia. Ed a mio parere forse era più il caso di tradurre anche qui "con timore e grande grazia". O, se preferite "con timore e piene di grazia".
Cosa vi ricorda? A me il saluto angelico a Maria: "Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te" ("Χαῖρε, κεχαριτωμένη, ὁ κύριος μετὰ ⸀σοῦ."). Anche Maria, del resto, come le donne del Vangelo del giorno, ebbe paura, "rimase turbata".
E come nel saluto angelico interviene l'angelo, il messaggero del Signore, il Signore stesso che parla che, passo dopo passo, spiega a Maria il senso di quello che stava ascoltando, anche nel brano del Vangelo di oggi all'improvviso compare il Signore, Risorto stavolta, a fugare con la Sua presenza quel timore, quella paura, quella fobia.
Ed il Signore Risorto usa con loro, usa con le donne lo stesso angelico saluto, solo al plurale, giacché trattasi di più di una donna: "Χαίρετε·" che significa letteralmente "Rallegratevi!" più che la pavida, ed a mio personale parere un poco insipida traduzione CEI sia 1974 che 2008 "Salute a voi!".
Il tutto mi appare più che comprensibile. Come Maria, per quanto ne sappiamo, non aveva mai visto un angelo, e non sapeva come si potesse rimanere gravida senza conoscere un uomo, così le donne del Vangelo di oggi, non potevano certo sapere come potesse avvenire una resurrezione. Se pure fossero state testimoni (faccio delle mere ipotesi ovviamente) della resurrezione di Lazzaro, beh, in quel caso avevano visto degli uomini in carne ed ossa che, su ordine di Gesù, rotolavano via la pietra del sepolcro, poi tiravano fuori il cadavere che aveva già iniziato a decomporsi; poi avevano visto che lo sbendavano; e subito dopo Lazzaro era lì, lo vedevano, ci parlavano, lo potevano toccare. Invece qui era diverso. Il sepolcro era vuoto. E chi aveva rotolato via la pietra? E dov'era finito il corpo di Gesù?
Perciò appare il Risorto. Appare con forza, all'improvviso. Con forza, dico, perché lo dice il testo, tre verbi all'imperativo, tre comandi dati alle donne!
"Μὴ φοβεῖσθε· (1) ὑπάγετε (2) ἀπαγγείλατε (3)..."
Ovvero:
"Non temete! (1) Andate (2) annunciate (3)..."
Il Signore, come aveva fatto l'angelo con Maria, carica di grazia le donne, molto, ma molto più ricettive degli uomini, e conferma loro il mandato che esse avevano già ricevuto dall'angelo al sepolcro vuoto.
Prima di tutto con uno dei "leit motive" di tutta la Scrittura, il biblicissimo "Non temere!" ("Μὴ φοβοῦ, Μαριάμ", "Non temere Maria").
Poi con un chiarissimo mandato all'annuncio, dove torna la radice della parola "angelo". Perché ora sono le donne testimoni del Risorto ad avere la funzione dell'angelo, la funzione dell'annuncio: "ἀπαγγείλατε", "annunciate".
E, per tornare alla scena dell'Annunciazione, come Maria, ricevuto l'annuncio, parte in fretta ("μετὰ σπουδῆς", "con entusiasmo", "con sollecitudine") per recarsi dalla cugina Elisabetta, così le donne, che già si erano mosse "ταχὺ", "subito", "con velocità", senza cincischiare troppo, obbedendo al Risorto senza discutere, al versetto successivo "quelle" sono già "per via", "in marcia", "in cammino" ("Πορευομένων δὲ αὐτῶν")...
Un'ultima notazione. Nel Vangelo di Luca Maria svolge entrambe le parti. Dice Luca che "Ἀναστᾶσα δὲ Μαριὰμ ... ἐπορεύθη ... μετὰ σπουδῆς".
Le nostre traduzioni rendono con "si alzò Maria ... si mise in viaggio ... in fretta". Ma chi conosce il greco avrà notato che si usa per indicare il mettersi in piedi di Maria la parola "Ἀναστᾶσα", che viene usata per indicare la Resurrezione, che in greco suona come "Anastasis".
Non è un caso, non c'è nulla lasciato al caso nella Parola di Dio. Il fatto indica che Maria, riempita di grazia come nessun altra creatura umana, nel suo primo atto compiuto in obbedienza alla parola dell'angelo, già partecipa della Resurrezione di quel Figlio che porta in grembo da pochissimo, da poche ore. Il Figlio tocca Maria nel suo grembo, nel suo interno, nel suo utero, e la fa Risorta, la mette in piedi, la fa agire. Così come le donne del Vangelo toccano i piedi del Risorto, lo adorano, ossia lo riconoscono come tale, e partono senza indugio, con la stessa sollecitudine della Madre di Dio.
Noi cosa aspettiamo a metterci in cammino?
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