lunedì 9 marzo 2020

Per la riflessione sull'Eucaristia - 2 #OraEtLabora

Per la Chiesa Cattolica l'eucaristia (Messa) è un culto pubblico e non una devozione privata.

Non sarebbe corretto che un sacerdote preferisca celebrare da solo tutte quelle volte in cui sarebbe possibile avere almeno un fedele presente. Direi inoltre che dovrebbe solitamente privilegiare una celebrazione comunitaria.

Allo stesso tempo l'eucarestia senza il popolo non è proibita, bensì è prevista quando ricorra una "giusta e ragionevole causa", come afferma il canone 906:

“Can. 906 – Il sacerdote non celebri il Sacrificio eucaristico senza la partecipazione di almeno qualche fedele, se non per giusta e ragionevole causa”.

Anche quando celebrata in maniera solitaria l'eucaristia è un atto di Cristo e della Chiesa:

“Can. 904 – Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito”.

Questa linea di pensiero, che definisce l'eucarestia come missione centrale di un sacerdote, si riflesse nelle considerazioni del Concilio Vaticano Secondo e del magistero papale. Il documento conciliare Presbyterorum Ordinis mantiene la tradizione secondo cui il sacerdote agisce "in persona Christi" (e non, come nell'antico testo di Cipriano, "in funzione di Cristo") e afferma anch'esso che ogni eucarestia è un atto di Cristo e della Chiesa.

“Nella loro qualità di ministri della liturgia, e soprattutto nel sacrificio della messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che compiono, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l’opera della nostra redenzione e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli.

La definizione di "atto di Cristo e della Chiesa" torna ancora nell’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR)  che tocca l’argomento:

“19. Non sempre si possono avere la presenza e l’attiva partecipazione dei fedeli, che manifestano più chiaramente la natura ecclesiale della celebrazione. Sempre però la celebrazione eucaristica ha l’efficacia e la dignità che le sono proprie, in quanto è azione di Cristo e della Chiesa, nella quale il sacerdote compie il suo ministero specifico e agisce sempre per la salvezza del popolo. Perciò a lui si raccomanda di celebrare anche ogni giorno, avendone la possibilità, il sacrificio eucaristico”.

L'Ordinamento ribadisce che la celebrazione deve essere comunitaria ma non vieta una celebrazione non comunitaria, quando ve ne sia "un giusto e ragionevole motivo".


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