martedì 27 ottobre 2020

“La libertà è il diritto di fare tutto ciò che dovremmo”

 LE DEFINIZIONI ERRATE DELLA LIBERTÀ... 

LA LIBERTÀ È IL DIRITTO DI FARE TUTTO CIÒ CHE DOVREMMO.

La prima delle definizioni errate della libertà è: “La libertà è il diritto di fare tutto ciò che mi aggrada”. È questa la dottrina liberale della libertà, che riduce la libertà a un potere fisico anziché morale. Naturalmente noi siamo liberi di fare tutto ciò che ci aggrada: per esempio, sparare con un fucile sui pulcini del vicino, o spingere un’automobile sul marciapiede, o riempire il materasso del vicino di lamette per la barba usate, ma sarebbe lecito fare queste cose? Un tal genere di libertà, in cui a ciascuno è concesso di ricercare il proprio profitto, produce confusione. Non esiste un liberalismo di questo genere senza un mondo di egoismi in lotta, dove nessuno intende sacrificarsi per il bene comune. 

Per poter avere ragione di questa confusione determinata dal fatto che ciascuno fa ciò che gli aggrada, ecco la seconda definizione errata della libertà, ossia: “La libertà è il diritto di fare tutto ciò che dobbiamo”. Questa è una libertà totalitaria che fu elaborata allo scopo di distruggere la libertà dell’individuo per amore della società. Engels, che scrisse insieme a Marx la Filosofia del Comunismo, disse: “Una pietra è libera di cadere perché deve obbedire alla legge di gravità”. Così l’uomo è libero nella società comunista perché deve obbedire alla legge del dittatore. 

Il vero concetto della libertà è questo: “La libertà è il diritto di fare tutto ciò che dovremmo”, dove dovremmo implica mèta, intendimento, moralità, e la legge di Dio. La vera libertà è nella legge, non al di fuori di essa. Sono libero di tracciare un triangolo se gli do tre lati ma, in un eccesso di liberalità di pensiero, non sono libero di dotarlo di cinquantasette lati. Sono libero di volare a patto di obbedire alla legge delle scienze aeronautiche. Nel regno spirituale sono del pari liberissimo quando obbedisco alla legge di Dio.

Per sottrarsi a ciò che implica la libertà (ossia alla responsabilità che essa comporta) taluni vorrebbero negare la libertà individuale sia dal punto di vista comunitario (come fanno i comunisti) che da quello biologico (come fanno alcuni freudiani). Qualsiasi civiltà negatrice della libera volontà è generalmente una civiltà che è già stanca di ciò che ha scelto grazie alla sua libertà, perché questa le ha recato l’infelicità. Coloro che negano in teoria la libertà di volere sono coloro che, in pratica, confondono la libertà identificandola con la licenza. 

Non si troverà mai un professore che neghi la libertà di volere il quale nella sua vita non abbia anche qualcosa della cui responsabilità intenda scrollarsi. Costui sconfessa il male sconfessando ciò che ha reso possibile il male, ossia il libero volere. Nel caso del golf, questi negatori della libertà se la prendono con i bastoni del golf, non mai con loro stessi. La scusa è quella solita del ragazzino che ha rotto il vaso: “Qualcuno mi ha spinto”, ossia qualcuno lo ha costretto a farlo. Fattosi adulto e diventato professore, invece di dire: “Sono stato spinto”, costui dice: “Il concatenamento dei fattori sociali, economici e ambientali, gravato dall’eredità psichica collettiva della nostra origine animale ed evoluzionistica, ha prodotto in me quello che gli psicologi chiamano un Es coercitivo”. Questo stesso professore che nega la libera volontà è uno di quelli che firmano le petizioni ai liberi comunisti in nome della libertà dopo aver già abusato del privilegio delle libertà democratiche.

(Fulton J. Sheen, da "Maria Primo Amore del Mondo")



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