giovedì 21 novembre 2019

Il bestemmiatore dell'Ambro. Sull'idolatria nella chiesa cattolica.

Stamani sui miei account social ho pubblicato il link di un articolo in cui si parla di un prete messicano che ha pubblicamente bruciato gli idoli lignei della Pachamama, quelli oscenamente portati e pregati a Roma e in Vaticano durante l'ultimo sinodo, quello sull'Amazzonia.

Ben fatto, il giusto posto di un idolo di legno è il fuoco, come quello di un idolo di pietra è la discarica. Il cristiano, il credente crede in Dio, nel Dio vivente, e non ha ne deve avere bisogno di alcun idolo. Che questo sia di legno, di pietra, d'oro come il vitello degli ebrei in fuga, di denaro o di quello che volete.

Ma, pensavo, il vizio degli idoli viene da lontano e, ahimè, buona parte della chiesa cattolica e degli insegnamenti di certi preti e teologi ne è corresponsabile.

E mi è tornato in mente un colloquio in confessionale, fatto nelle Marche, con una persona che bestemmiava Dio in tutti i modi e le salse, dando al Padre ed al Figlio degli epiteti animali che non sto a ripetere qui.

Ma pretendeva di giustificarsi con me, prete che lo ascoltava, con il fatto che era devoto della Madonna dell'Ambro, uno dei tanti modi in cui la Madre di Dio è ricordata nelle Marche. E che faceva frequenti omaggi e preghiere alla sua effige nel Santuario a lei dedicato in mezzo alle montagne. Ricordo di avergli, con carità (perchè la carità, senza la verità, lascia il tempo che trova) dato per l'appunto dell'idolatra. E di avergli detto che non sarebbero state certo le preghiere e gli omaggi in denaro ad una statua di legno, a perdonargli i continui insulti al Nome di Dio, oltre che certi altri peccati di cui mi taccio, di cui quel tale era responsabile nei confronti della moglie e del matrimonio.

Un esempio, certo. Ma mi ricordo anche della mia prima estate da prete, passata in parte a sostituire il mio parroco nella chiesa dei Colli Portuensi, e lo sgomento di fronte alla Cappella dell'Eucaristia (ovvero, per un cattolico, della presenza reale del Figlio) rigorosamente sempre vuota, mentre i vari simulacri lignei di Antonio di Padova, Pio da Pietralcina e Maria di Coromoto erano affollati di gente, candele e lumini.

Non è idolatria anche quella? Pensateci. Chiedere la grazia ad un santo, mentre ignori Colui che è morto per te? L'unico giusto. Quello, oltretutto, per cui quel santo che preghi ha speso tutta la vita? Chiedere la grazia a Maria e bestemmiarne il Figlio, a parole o con le azioni?

E pensavo, e penso, e mi interrogo...

Maria è modello per te per la sua fede nel Figlio o per che cos'altro? Maria è beata per la sua fede contro ogni speranza, Maria è beata perchè ha creduto e non perchè è Maria "tout court". O no?

Nel Rosario si meditano i misteri del Figlio, i misteri di Cristo e non quelli di Maria! Anche quando si fa memoria dell'Assunzione o di Maria "Regina", si celebra la grazia del Figlio in lei, e non Maria in sè stessa. Altrimenti anche il Rosario è idolatria. E ve lo dice uno che il Rosario si sforza di pregarlo per intero ogni giorno.

Nel Rosario si medita il Cristo, si prega il Cristo, si invoca la venuta del Cristo. Attraverso la figura di Maria, della sua grande fede, del suo affidarsi pieno alla Parola. Ma perchè la sua fede divenga la nostra, il suo pieno affidarsi alla Parola divenga il nostro! E non per Maria in se stessa.

Perchè se la salvezza la si aspetta da Maria, le si fa torto, la si rende simile ad una Pachamama qualunque, come dicono i laicisti... ed in questo caso non hanno torto.
Non c'è alcun altro nome in cui si possa essere salvati che quello del Cristo. Valeva per Maria e vale per ciascuno di noi.

Perciò il prete cattolico di cui sopra, ha fatto bene a bruciare simbolicamente gli idoli della Pachamama. Ma ogni idolo va bruciato, qualsiasi sembianza abbia, anche "sacra", anche "religiosa", se finisce per sostituirsi al nostro Salvatore, al solo Salvatore, a Cristo Gesù.


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