sabato 16 maggio 2020

A Gesù per Maria #OraEtLabora #MaterMeaFiduciaMea

Oggi, 16 maggio, ventottesimo anniversario della mia Ordinazione al Presbiterato, o come si dice in modo più semplice, ventottesimo di sacerdozio, ho terminato, pochi istanti fa, la terza lettura del "Trattato della vera devozione a Maria" di San Luigi Maria Grignion de Montfort.



La prima lettura la feci durante il tempo di preparazione all'Ordinazione Diaconale (da maggio ad ottobre del 1991), su suggerimento del mio Padre Spirituale in Seminario. Iniziai a metà del mese di maggio e andai molto lento, finendo di leggerlo praticamente durante il ritiro prima dell'Ordinazione, ad ottobre, nel Monastero Benedettino di Santa Scolastica, a Civitella San Paolo.

Chi mi conosce sa che sono un lettore piuttosto veloce. Potrei cavarmela dicendo che lo volevo ben meditare, ma sarei un bugiardo. In realtà avevo verso questo (non questo qui in foto, l'originale di allora è rimasto da qualche parte in Laterano, mi pare di ricordare che me l'ero portato al lavoro in Ufficio Matrimoni, al Vicariato) libricino azzurro, la stessa originale "diffidenza" che aveva San Giovanni Paolo II (sono in ottima compagnia!). Lui scrisse una volta, rivolgendosi ai Padri Monfortani, che a leggerlo "mi trattenevo nel timore che la devozione mariana facesse da schermo a Cristo, invece che aprirgli la strada"; ma che poi comprese che "accadeva in realtà ben altrimenti", concludendo che "Il nostro rapporto interiore con la Madre di Dio consegue organicamente dal nostro legame col mistero di Cristo".

La seconda lettura risale alla Settimana Santa del 1993, che presiedetti per la prima volta a Montemonaco, nella Parrocchia di San Benedetto, dove ero stato invitato a sostituire il Parroco, don Angelo Albertini, morto per un improvviso infarto il Mercoledì Santo, mentre era in giro, se non mi ricordo male, a visitare gli ammalati. Una bella morte, per un prete...
Ripresi allora a rileggere il Trattato, stavolta però con più convinzione, e questa seconda lettura ebbe l'effetto di convincermi completamente della grandezza della preghiera del Rosario.

Il Rosario lo ho sempre pregato, ho scritto proprio su questo blog che mi hanno insegnato a farlo mia mamma Maria Grazia e mia zia Sara. Mia madre ora lo recita in cielo, mia zia continua a recitarlo qui tra noi, a volte anche con me con le sorelle, consacrate e non, che le sono compagne di vita. Però ricordo distintamente che a Montemonaco, in quella settimana di Pasqua di Resurrezione e poco oltre (una settimana freddissima!!! la notte di Pasqua nevicava che era una bellezza, ed io ed il mio amico Sandro non riuscivamo a far rimanere acceso il braciere del fuoco dove accendere il cero pasquale...) iniziai ad amarlo davvero il Rosario.

E, tornato a Roma, mi lessi altre opere del Montfort, scoprii l'amore di Massimiliano Kolbe per Maria e la sera era sempre più facile che i seminaristi mi trovassero nella Cappella della Fiducia, invece che con la sola Bibbia e due o tre libri, solo con il Vangelo e la corona del Rosario. Ne avevo tanti in realtà di Rosari, Papa Giovanni Paolo II ce li regalava in ogni occasione che si vedeva con il "Suo Seminario", la sua "Pupilla oculi", diceva; due o tre all'anno, sicuri quelli della messa d'inizio anno in Cappella Paolina e quello dell'incontro per la Festa della Fiducia in Seminario.  Bianchi e madreperlati, l'ultimo che mi era rimasto l'ho regalato due o tre anni fa.



Leggo sempre tanto, tuttora, famiglia e lavoro permettendo, continuo a leggere anche "alti" tomi di teologia, ma se voglio respirare, se ho bisogno di prendere fiato, oltre che con la Parola di Dio mi trovate con sul tavolo l'Imitazione di Cristo, la Regola di San Benedetto, e qualcosa del Montfort. Il Trattato o il Segreto. Ed assieme alla mia Bibbia tascabile, uno di loro mi accompagna sempre sul treno o sulla metro. Assieme alla corona del Rosario.

Questa terza lettura appena conclusa è stata diversa, più attenta, più profonda, e mi ha definitivamente convinto che il modo più semplice, bello e vero di arrivare all'Imitazione di Cristo, che è o dovrebbe essere, la sola meta che si prefigge chi si dice cristiano o cristiana (abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù ed altri infiniti riferimenti biblici nel nuovo testamento...) è quello di affidarsi all'imitazione di Maria, imitare la sua obbedienza (avvenga in me secondo la Tua Parola), imitare la sua speranza (fate tutto quello che Egli vi dirà), imitare la sua carità, e prendere su di sè, sotto la Croce, dopo il ruolo di Madre di Dio, quello di Madre della Chiesa (donna, ecco il tuo figlio).

Così ho deciso di usare un po' di tempo ogni giorno, per un mese, diviso in quattro settimane, per fare il mese di preparazione alla consacrazione (Santa Madre Teresa di Calcutta consigliava di farlo una volta all'anno alle sue suore, che proprio dalla consacrazione a Maria e dalla preghiera di adorazione eucaristica quotidiana tiravano fuori la forza di donarsi completamente al Cristo nella carità verso i poveri).


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