sabato 31 agosto 2019

Se anche una bestia toccherà il monte sarà lapidata

La seconda lettura che ci viene proposta dalla liturgia della Parola di oggi, ci viene proposta con un taglio. Vengono tagliati i versetti 20 e 21 del brano, tratto dal capitolo 12 della Lettera agli Ebrei. Il brano omesso è quello che riporto sotto in grassetto.

18 Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, 19 né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.  

20  Non potevano infatti sopportare quest'ordine: Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. 21 Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo.  

22  Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa  23  e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, 24 a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

Facendo la lectio sul brano, intanto mi colpiva, nei primi due versetti (18 e 19) l'insistenza dell'autore nel rimarcare che non è rintracciabile Dio nelle cose che gli uomini reputano universalmente grandi, potenti, terrificanti... il fuoco ardente, l'oscurità piena, la tenebra, la tempesta. Ci aggiungerei il terremoto vista la scossa di stanotte, che io ho avvertito debolmente, ma che i miei fratelli di Montemonaco e di Norcia hanno sentito bene...

Ma nemmeno Dio è nei proclami umani, negli squilli di tromba, nei discorsi sapienti, nelle affermazioni roboanti e sicure di cui gli uomini si fanno forti. In questi tempi di politica urlata, di sapienze rigettate una contro l'altra, di fedi e ideologie umane che lasciano il tempo che trovano, non è difficile capire questo brano.

La Parola di Dio è talmente più grande, urla talmente forte nell'intimo dell'essere umano, che chi la sente, sentendo la propria inadeguatezza, scontrandosi con il proprio peccato, finisce per scongiurare Dio di non rivolgergliela più!

Il riferimento di questi e dei versetti omessi che seguono è Esodo 19, le istruzioni date a Mosè prima della Rivelazione delle Parole, dei comandamenti di Dio. Nessuno, uomo o bestia, animale, doveva osare salire sul monte o anche solo toccarne i fianchi. Persino Mosè aveva timore, ce lo dice il libro dell'Esodo e ce lo conferma la citazione di Ebrei 12:21.

Per noi è diverso, sembra dire il proseguio della lettera agli Ebrei, noi siamo figli nel Figlio, noi siamo stati costituiti eredi secondo la promessa, noi possiamo essere tra migliaia di angeli, nell'adunanza festosa, tra gli spiriti dei giusti resi perfetti...
Grazie a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

Ma  non è così semplice come potrebbe apparire. Perchè, come abbiamo ascoltato dall'Ufficio delle Letture, non bastano certo le nostre opere a render possibile questo. Anzi, le nostre opere sono altamente ingannevoli al riguardo. Perchè, come dice Gesù nel Vangelo, dei comandi di Dio nessuno decade, neppure uno iota. Perchè quei comandi restano validi per l'intera umanità, non solo per Israele. Perchè se uno si accosta come bestia al monte di Dio, al monte della Croce, il suo destino non sarà meno terribile di quello degli uomini o delle bestie di cui si parla nell'Esodo.

Ci raduniamo ogni domenica, ci raduniamo ogni Giorno del Signore, ci raduniamo ogni ottavo giorno come dice la liturgia, perchè sappiamo che la settimana umana è di sette giorni, la settimana delle nostre opere, ma che questa non basta per salvarci, pur se fosse pienamente riempita di opere buone. Perciò definiamo la domenica giorno primo ed ultimo, perciò diciamo che Cristo splende nel giorno ottavo. Ci vuole un ottavo giorno, ci vuole un di più, ci vuole la grazia di Cristo. Solo la grazia di Cristo salva.

Perciò facciamo memoria della Sua Parola, perciò facciamo memoria del Suo Corpo e del Suo Sangue. Perchè è solo il Suo Sangue che è purificatore! Non esiste sacrificio bestiale o umano che possa soddisfare Dio. Dio non sa che farsene, ce lo dice migliaia di volte nella Scrittura del sangue delle bestie o degli uomini che Egli stesso ha creato!

Lo stesso sangue dei martiri ha senso e significato perchè è unito al Suo Sangue, al Sangue di Cristo; non da solo! Perciò il martirio del sangue va accettato, insegnano i Padri della Chiesa indivisa, ma non va ricercato per la nostra maggior gloria. Che da noi stessi non possiamo aggiungere nulla alla salvezza che Dio ha operato una sola volta per noi attraverso il sacrificio del Suo Unico Figlio.

Se dopo aver ascoltato la Sua Parola, il nostro animo non trema, se dopo aver mangiato del Suo Corpo e bevuto del Suo Sangue, non proviamo gioia per la purificazione ricevuta, desiderio e bisogno di riceverne ancora, facciamo attenzione. Probabilmente abbiamo ancora troppo, troppe cose, troppi affetti, troppe ricchezze, troppe passioni che ci tengono legati a questo mondo.

Un mondo che finirà, per quanto possiamo crederci onnipotenti, bravi, ecologici, parola che va di moda. Il nostro mondo finirà, fenomeni come uragani, terremoti, eruzioni solari ce lo ricordano ogni giorno. Dobbiamo amministrarlo al meglio questo mondo, ma finirà. Invece troppi di noi si credono eterni in questa vita, credono eterne e imperiture le loro opere, credono che possiamo rendere eterno questo mondo di pietre e di acque ribollenti come i nostri spiriti...

Sono, siamo, questi troppi, come quegli Israeliti che si accostavano al monte di Dio senza capirne la grandezza. Bestie che toccano il monte, o uomini che toccano il monte con la grazia di una bestia, e saranno lapidate nel giorno del giudizio. 

Preghiamo il Signore, che accresca la nostra fede.

Amen.



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