martedì 29 ottobre 2019

Eucaristia quotidiana, la creazione che soffre

Nella prima lettura del giorno, scrive Paolo ai Romani (cap. 8):

19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l`ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l`adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

La Creazione soffre, come soffre il nostro intimo. Siamo tutti nella corruzione, siamo tutti peccatori, siamo tutti limitati nel tempo e nello spazio. Nessuno di noi, per quanto si sforzi, può aggiungere un solo istante alla sua vita terrena. La vita è di Dio, ed è Lui e soltanto Lui che decide quando e come questa debba finire. Come noi, così ogni altro elemento della Creazione. Terremoti, maremoti, eruzioni, uragani, venti, fine di una specie, apparizione di un' altra.... tutti fenomeni che ce lo rivelano.

Noi non siamo i creatori del mondo, Uno solo è il Creatore, siamo solo esseri posti nel mondo e chiamati ad usarlo nel modo migliore e più rispettoso, chiamati ad amare e ad usare le risorse che sono in esso nel rispetto delle finalità che il Creatore ha posto in esse, per quanto la nostra finitezza e il nostro peccato ci rendano capaci di scoprirle.

Il Salmo Responsoriale (Salmi 125) ci richiama al fatto che tutte le nostre aspettative, a qualsiasi riguardo, devono essere rivolte al Signore, che fa le piccole cose come le grandi. Che ha fatto la cosa più grande di tutte venendo a morire per la nostra salvezza.

E il Vangelo (Lc 13,18-21) ci chiarifica il tutto. O almeno dovrebbe. Siamo chiamati a comportarci come fa un seme, che si lascia sotterrare ed accetta di morire a sè stesso per far crescere l'albero di senape, o come il lievito, che si dissolve nella farina per far lievitare la pasta.

Noi non siamo l'albero, nè siamo il pane! Siamo il granello o il lievito! Che fanno o almeno cercano di fare quello che fece il Signore Gesù, morendo sulla Croce, perchè noi potessimo avere la vita eterna nel Regno dei cieli.

Credo che uno dei problemi delle chiese e dei credenti di oggi è che non si sentono granello, seme, o pugno di lievito, ma si sentono grandi, credono di essere loro l'albero che dà ombra e riparo agli uccelli, o il pane che sfama ogni uomo. Quello invece è solo Dio, solo Lui, solo in Lui c'è salvezza.

Parafrasando Paolo in 1Corinti, noi possiamo anche immolarci, bruciare il nostro stesso corpo per la Creazione, ma se lo facciamo, invece che sull'esempio di Dio, credendoci Dio, illudendoci di sostituirlo in tutto o in parte, la cosa non ci varrà nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

La carità non è l'essere buoni! Nessuno è buono se non Dio solo. La carità è conformarsi al Cristo Crocifisso.

Amen.



Nessun commento:

Posta un commento

Cristificazione

 Occorre "cristificarsi", diceva Giacomo Alberione. Cosa significa "cristificarsi"?  Non certo, io credo, semplicemente ...